Scontrini assurdi: secondo TNI Ristoratori Italia è emergenza rincari

La notizia del taglio del toast addebitato nello scontrino ha fatto scalpore, seguita da altri eventi similari che hanno reso agosto bollente e polemico. Ferie all’insegna degli scontrini “folli” per i turisti, con prezzi rialzati a causa dei rincari, complici anche i giorni di vacanza. E già tra ristoranti e hotel i prezzi estivi non erano partiti con il piede giusto.

Scontrini pazzi e prezzi folli: agosto si fa… bollente 

L’ultima polemica arriva dalla Sardegna, ribalzata dalla realtà ai social in men che non si dica. 

La lamentela sull’ennesimo conto da pazzi arriva dagli influencer Giuseppe Russo e la compagna Federica Franco, autori della pagina “Il mio viaggio a Napoli”. La coppia si trovava in un bar di Porto Cervo dove hanno ordinato un caffè e un’orzata. Lo scontrino salato, vista la nota località turistica, era stato calcolato dai due giovani, ma il conto finale ha superato di molto le aspettative. 

E così l’estate degli scontrini assurdi continua con il caldo afoso, ma almeno quest’ultimo accenna a placarsi. 

Boom di scontrini salati o con sovrapprezzo: il caso del toast tagliato a metà

Il filone degli scontrini da urlo (di terrore) era iniziata con la denuncia di un sovrapprezzo per il taglio del toast in un bar sul Lago di Como. I clienti in questione, infatti, avevano chiesto di poter tagliare in due il toast ordinato, cosa che non ha destato problemi fino all’arrivo del conto. Nello scontrino l’addebito di 2€ per il taglio ha scaldato gli animi. E i social. 

Il gestore del bar ha replicato dicendo: “Se un cliente mi chiede di fare due porzioni di un toast devo usare due piattini, due tovaglioli e andare al tavolo impegnando due mani. È vero che il cliente ha sempre ragione, ma è altrettanto vero che le richieste supplementari hanno un costo”.

E non ha tardato ad arrivare la risposta di TNI – Tutela Nazionale Imprese – Ristoratori Italia. 

E arriva la replica: “Basta mettere alla gogna un’intera categoria per 2 euro in più”

Partiamo con un po’ di dati. Farina: +200% rispetto al 2022. Mozzarella: +60% in un anno. Affitto locale: +30% in dieci anni. La lista è lunga e potrebbe continuare. Questi sono solo una parte dei conti dei ristoratori, da nord a sud del Paese. Ristoratori che dopo il Covid devono affrontare l’emergenza rincari.

Non si parla di questo, ma di uno scontrino di 2 euro per un piatto condiviso. Guarda caso questi polveroni vengono sollevati proprio nel momento in cui si deve far dimenticare il grosso dramma di: inflazione, mutui alle stelle, speculazioni e aiuto forzato alle povere banche. Basta mettere in croce e colpire l’intera categoria di ristoratori per due o tre scontrini. Sono casi isolati e comunque ogni ristorante – dichiara Raffaele Madeo, presidente di TNI Ristoratori Italia – ha tutti i prezzi ben visibili sui menù”.

Dopo il Covid, l’emergenza rincari. E lo scontrino inizia a pesare

“Perché invece non si dice – protesta – che dopo il Covid è aumentato tutto, tanto che i ristoratori dovrebbero adeguare i prezzi almeno volta a settimana?

Invece nessuno lo fa, assorbiamo la quasi totalità di questi rincari, per consentire alle persone di venire ancora al ristorante, e intanto rischiamo di fallire. Le materie prime, gli affitti, l’acqua, la tariffa sui rifiuti continuano a rincarare e si tratta di mere speculazioni. Le commissioni sui Pos restano alte e ormai il 90% delle transazioni sono elettroniche, con migliaia di euro, frutto del lavoro dei ristoratori, che ogni anno vanno alle banche. I locali, soprattutto quelli di periferia, sono in ginocchio. I fornitori  hanno incrementato la farina del 200%. Eppure la farina per il 96% è prodotta in Italia, non in Ucraina”.

Aumenti a più non posso

“Vogliamo parlare poi degli aumenti del 60% della mozzarella, fatta nel 70% dei casi con latte italiano? Il latte da giugno scorso – prosegue Madeo – costa meno, eppure il prezzo della mozzarella continua a salire. I contratti di locazione vengono adeguati all’Istat ogni anno. Se dieci anni fa un ristoratore pagava 3.500 euro di affitto, oggi ne paga 4.500 euro, cioè 1.000 euro in più, a causa dell’adeguamento”.

TNI Ristoratori Italia: “È sacrosanto farlo, chi siede al tavolo occupa un posto e  paga un coperto”

“In un contesto come questo – conclude il presidente di TNI Ristoratori Italia – è inaccettabile che la ristorazione italiana, fiore all’occhiello del nostro Paese, conosciuta in tutto il mondo e che per questo contribuisce ad attrarre turisti provenienti da ogni dove, venga messa alla gogna perché un ristoratore ha fatto pagare due euro, come scritto da menù, per un piattino condiviso. Tra l’altro, è sacrosanto farlo, chi siede al tavolo occupa un posto e  paga un coperto anche se non consuma”.


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