Il dibattito sulla carne coltivata in laboratorio in Italia ha raggiunto il suo atto finale con una decisione chiara da parte dell’Unione Europea. Il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha annunciato che il divieto di produzione e commercio di carne coltivata in Italia non verrà abrogato, e il nostro paese non sarà soggetto a nessuna procedura d’infrazione da parte della Commissione europea.
La Procedura Tris: cos’è e perché “è stata chiusa”
La procedura europea nota come Tris stabilisce che, per le regolamentazioni tecniche in settori suscettibili di influenzare il mercato europeo e la libera circolazione delle merci, come nel caso della carne coltivata, i singoli Parlamenti nazionali debbano informare preventivamente la Commissione. Tale informazione consiste nella notifica anticipata delle proposte di legge per prevenire eventuali contraddizioni con le norme europee una volta approvate. In questo contesto, l’iter nazionale è soggetto a una sospensione di tre mesi, estendibile a sei in situazioni specifiche. La procedura Tris può concludersi con un esito positivo o negativo; nel secondo caso, la normativa nazionale viene respinta, richiedendo un lavoro di armonizzazione con le regole dell’Unione europea. Nel caso della carne coltivata, la Commissione non ha nemmeno valutato il merito, poiché è stato inizialmente violato il consueto procedimento.
È un addio alla carne coltivata?
La procedura Tris, avviata in risposta alla notifica della legge sulla carne coltivata, è stata ufficialmente chiusa dalla Commissione europea. Questo significa che la Commissione ha ritenuto la legge italiana compatibile con i principi del diritto dell’UE sul mercato interno. Il ministro Lollobrigida ha sottolineato che non ci sarà alcuna procedura di infrazione, né richiesta di abrogare la legge da parte dell’Italia.
La Commissione chiede ora semplicemente di essere informata sull’applicazione della legge da parte dei giudici nazionali. Come consuetudine, spetta ai giudici nazionali verificare la compatibilità della legge con il diritto dell’Unione europea durante l’applicazione pratica.
Lo scenario Europeo, gli impatti globali, i contrasti e i pareri contrari alla carne coltivata
In Europa, questa decisione segna la chiusura di un capitolo importante per il governo italiano, che insieme ad altre 16 nazioni, aveva sollevato preoccupazioni sulla produzione di alimenti in laboratorio presso la Commissione europea. Tuttavia, la posizione dell’Italia potrebbe aprire nuovi scenari, con altri paesi membri che potrebbero decidere di seguire questa strada.
Il contesto europeo evidenzia un’ampia alleanza anti-carne coltivata, con paesi come Austria, Bulgaria, Francia, Grecia, Spagna e altri che condividono le stesse preoccupazioni. Tuttavia, nel resto del mondo, paesi come Israele, Regno Unito, Singapore e gli Stati Uniti hanno già autorizzato la vendita di carne coltivata, aprendo un dibattito globale sulla sostenibilità e l’etica di questa pratica.
La Germania, sebbene all’interno dell’UE, ha seguito un approccio diverso, finanziando progetti per lo sviluppo di un’industria di proteine sintetiche. Questo dimostra che non tutti i paesi europei sono allineati sulla questione della carne coltivata.
Cosa significa questa chiusura?
La chiusura della procedura Tris rappresenta un passo significativo nella definizione delle normative tecniche nell’ambito del mercato interno europeo. Questa procedura, volta a garantire la trasparenza e la notifica preventiva di normative tecniche, è stata un punto chiave nel dibattito sulla carne coltivata.
Nonostante la decisione favorevole, ci sono ancora voci di critica. Gruppi come il Good Food Institute sostengono che il divieto creerà uno svantaggio competitivo per l’Italia rispetto ad altre economie che già investono nella ricerca di proteine alternative. Inoltre, si sollevano preoccupazioni sulla mancata tutela degli interessi dei consumatori e sull’impatto sulla ricerca scientifica nazionale.
Italiani e carne coltivata: cosa ne pensano?
Inoltre, un’indagine recente condotta dalla Coldiretti ha rivelato che il 70% degli italiani è contrario alla messa in commercio di carne coltivata in laboratorio. Le preoccupazioni riguardano gli effetti a lungo termine sulla salute umana e sull’ambiente, evidenziando la sfida che il governo italiano dovrà affrontare nel bilanciare le aspettative della popolazione con la necessità di innovazione e sostenibilità nell’industria alimentare.