Dal Toscana Rosso al Migliorè: Grandi Cru rivoluziona il Chianti Classico

Chianti ClassicoHo già raccontato su queste pagine dell’azienda Vallepicciola, incarnazione dei sogni vitivinicoli di Bruno Bolfo, importante imprenditore ligure che, innamoratosi dell’areale di Castelnuovo Berardenga – tanto da ripristinare un ex convento di suore in zona Pievasciata, trasformandolo nello splendido hotel 5 stelle de Hotel Le Fontanelle – decide poi, dalla metà degli anni ’90, di creare una struttura ora punto fermo nella denominazione del Chianti Classico, oltre che faro delle produzioni da vitigni internazionali.

Esplorando la terra e i vigneti: un terroir unico nel Chianti Classico

Tenuta amena, 275 ettari totali, di cui circa 107 vitati, impreziositi, dal 2007 in poi, dalla realizzazione della nuova cantina, 6.000 metri quadri di (splendida) opera di raffinata architettura sostenibile, realizzata dall’arch. Margherita Gozzi.

C’è da dire che la zona di Castelnuovo, collocata a sud della denominazione del Classico, nelle immediate vicinanze di un altro faro della produzione Toscana come Montalcino, grazie anche all’enorme eterogeneità di microclimi e terreni che la contraddistinguono, alternanza di argille, marne, tufo, sabbie e arenarie – senza dimenticare che ci troviamo sopra i 400 metri di altitudine – conferisce ai vini che vi vengono prodotti caratteristiche uniche, tensione, spiccata mineralità e marcate note di sottobosco.

Chianti Classico Vallepicciola

Il successo di Vallepicciola nella Gestione della Cantina 

Una delle motivazioni del successo di Vallepicciola è ovviamente la gestione della cantina, dove l’enologo Alessandro Cellai, storico allievo di Giacomo Tachis e nome fondamentale nel panorama non solo nazionale, perpetua le sue idee, forte delle esperienze di Castellare di Castellina e della produzione in proprio, con il rinomato Podere Monastero.

Il progetto Grandi Cru: espressioni iconiche nel Chianti Classico

Proprio la volontà di esplorare le potenzialità territoriali fa nascere, nel 2019, il Progetto Grandi Cru.

“Tutto inizia da un’accurata analisi dei vigneti aziendali, abbinata alla volontà di creare prodotti iconici e di grande rinomanza,” dice, ”così avviene la riscoperta di una vigna di Sangiovese di 50 anni, collocata proprio in zona Le Fontanelle, adiacente al nostro hotel. Le prove di vinificazione che abbiamo svolto nel 2020 hanno dato risultati talmente convincenti che abbiamo subito pensato ad un’espressione in purezza da questo cru, concretizzata nella release del Toscana Rosso, in prima annata con il 2021, associata ad altre idee che avevamo in mente a livello di letture castelnovine di vitigni internazionali”.

Volontà che giunge, per inciso, dall’esperienza preesistente del Boscobruno Pinot Nero, succosa esplorazione delle potenzialità di un internazionale di grande livello, che poi approda, nel nuovo progetto, nella condivisione di un protocollo di grande precisione per la ricerca della massima qualità. Il Toscana Rosso, nella fattispecie, nasce da fermentazione in cemento (con la stilistica del cappello sommerso, associato a rimontaggi non troppo spinti e ad un délestage) ed affinamento in barrique, per il 50% nuove e per il 50% di secondo passaggio, imbottigliato, poi, senza filtrazione né chiarifiche.

Toscana - Migliorè - Chianti ClassicoL’eleganza e la complessità in ogni bottiglia

“Così nasce anche lo Chardonnay in purezza, il Toscana Bianco di Vallepicciola, già premiato l’anno scorso, alla sua prima uscita, con l’annata 2021, come miglior vino bianco d’Italia dalla Guida de l’Espresso,” sottolinea Cellai, “che come tutti gli altri vini del progetto beneficia di una vendemmia manuale accurata, con selezione in pianta, poi un pressatura leggerissima, dopo la criomacerazione, con passaggio del mosto fiore nei tulipe di cemento, dove rimane fino al raggiungimento dei 7 gradi di alcool, successivamente trasferito, insieme alle cosiddette ‘fecce fini’, in tonneau di secondo passaggio, dove rimane per poco più di 12 mesi. Successivamente viene filtrato ed imbottigliato, mantenendo in questa maniera marcatori di acidità e florealità molto spiccati, per un vino che è insieme succoso e bevibile e decisamente complesso, con le sue note minerali e di miele di acacia.”

Tradizione e innovazione: l’arte della vinificazione

Proprio riguardo all’utilizzo del cemento, Alessandro Cellai è molto rigoroso, anche in questo fedele alla lezione del compianto Tachis. “Il cemento è un contenitore magnifico sia in fase di fermentazione che di macerazione sulle bucce, quindi di pre-affinamento,” dice, “una fase che apporta al vino molti benefici, tra cui la polimerizzazione del corredo polifenolico, con l’esito che il liquido, appena estratto dalla vasca, ha già, sotto tutti gli aspetti, le caratteristiche di un prodotto finito. L’altro effetto è la trasmissione di ionizzazione positiva, al contrario di quanto succede con l’acciaio, con l’esito di disporre di un semilavorato più stabile. Ovviamente, vista la microssigenazione più vigorosa, si tratta di una stilistica diversa, che necessita di più attenzione, ma che a mio avviso viene totalmente ripagata dai risultati.”

Caratteristiche di lavorazione che sono comuni all’altro vino della linea Grandi Cru, ovverosia il Toscana Rosso Migliorè, bordolese da Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot, che partecipano al ‘taglio’ per 1/3 ciascuno e su cui si ‘osa’ maggiormente con il legno nuovo, che arriva fino ai 2/3 della massa totale.

In commercio con l’annata 2020, il Migliorè è un Supertuscan magnifico, dalle note di mirtillo e alloro al naso, con sentori di menta selvatica e beva di grande densità ed eleganza, associata a lunga persistenza e finale mentolato. Altra conferma, ce ne fosse bisogno, che quando la vision si abbina alla vocazione del territorio e al grande lavoro sul campo, i risultati non possono che essere eccellenti.

 


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