Con i dazi USA, che entreranno in vigore il prossimo 18 ottobre, si prospettano nuove preoccupazioni per tutta la produzione casearia italiana. Anche Asiago DOP, non espressamente citato nella prima lista informativa resa pubblica lo scorso 2 ottobre, potrebbe subire delle importanti ripercussioni.
“La nostra specialità, in quanto prodotta con latte vaccino, potrebbe essere a rischio” dichiara Fiorenzo Rigoni, Presidente del Consorzio Tutela Formaggio Asiago. “È una situazione che già oggi, in questo clima di incertezza, colpisce la produzione di Asiago DOP per questo auspichiamo il proseguo del dialogo costruttivo con gli USA, in vista dell’elenco finale” continua.
Sebbene non espressamente citata tra i prodotti che potrebbero cadere sotto la scure delle sanzioni USA, la produzione di Asiago DOP è sub iudice insieme a tutta la produzione casearia a latte vaccino italiana. L’incertezza del momento è già un danno che, per la filiera produttiva di Asiago DOP, potrebbe essere, nei prossimi mesi, molto significativo perché gli USA rappresentano il primo sbocco commerciale per la specialità veneto-trentina ed è un mercato in crescita costante con percentuali di export a valore passate dal 21% nel 2016 al 34% del primo semestre 2019.
“Le nostre aziende hanno negli anni investito molto in questo mercato, creato lavoro per sé e per gli operatori economici americani, portando la nostra migliore tradizione casearia italiana. Oggi, l’aumento dei dazi potrebbe far incrementare il costo dell’Asiago DOP, con un danno per i consumatori che dovrebbero pagare dai 3 ai 4 dollari in più al chilogrammo” continua il Presidente Fiorenzo Rigoni. “Un colpo durissimo – sottolinea – al quale non vogliamo e non possiamo piegarci. Sappiamo che anche negli USA molti importatori, ma anche distributori e mondo della ristorazione sono preoccupati; questa scelta potrebbe mettere a rischio migliaia di posti di lavoro, bloccare gli investimenti e l’intera catena distributiva”.
Il Consorzio Tutela Formaggio Asiago auspica che, nelle prossime settimane, l’apertura al dialogo manifestata in queste ore dagli USA, possa portare ad una profonda revisione dell’elenco dei prodotti italiani e, allo stesso tempo, ad una corale azione da parte delle istituzioni per preservare il valore delle produzioni d’origine protetta europee.