L’indagine dell’ufficio studi di Fipe
Secondo un’indagine dell’Ufficio studi di Fipe, i titolari di bar e ristoranti sono pronti ma alla Fase 2 tre locali su 10 non riapriranno e le previsioni sui fatturati sono negative
Avviata dunque la fase 2 che finalmente consente alla ristorazione di ripartire, seppur in un clima di incertezza e con il grattacapo della riorganizzazione degli spazi interni e di tutti i flussi di lavoro.
Sarà sicuramente interessante capire come reagirà il comparto e quali saranno le nuove abitudini al consumo fuori casa in tutta la fase post-covid.
Secondo i dati di un’indagine effettuata nelle ultime ore dall’ufficio studi della Fipe, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi, ecco quanto emerge
Fase 2: i dati
Su un campione di 520 piccole e medie imprese del settore, secondo i dati dell’indagine Fipe, il 70% circa dei pubblici esercizi, 196mila locali tra bar e ristoranti, si sono dichiarati pronti ad alzare le saracinesche all’avvio della fase 2.
Le principali preoccupazioni degli imprenditori sono ovviamente la sicurezza dei clienti e dei dipendenti; ma anche la previsione nera dei fatturati e il tema dell’occupazione per la quale si stima che circa 377 mila dipendenti possano restare a casa.
Il 95% degli imprenditori interpellati, infatti, ha dichiarato di essere operativo con le mascherine per il proprio personale.
L’82% dei ristoratori è certo che l’uso dei DPI sia essenziale.Il 94% ha già effettuato la sanificazione dei locali.
Fase 2: barriere divisorie in plexiglass
Restano notevoli perplessità legate all’utilizzo delle barriere divisorie in plexiglass.
Il 56% degli intervistati esclude ogni ipotesi di utilizzo, il 37% ne ipotizza invece un impiego alla cassa e poco meno del 5% prevede di installarle tra i tavoli.
Fase 2: le previsioni
Ad accomunare la stragrande maggioranza dei ristoratori è il desiderio di riaprire nonostante sia chiaro a tutti che si tratterà di una ripartenza lenta e progressiva.
Le previsioni degli imprenditori intervistati da Fipe configurano un crollo del 55% dei loro fatturati a fine anno e questo si tradurrà in un minor impiego di personale, già a partire dalla ripartenza.
Secondo le stime, infatti, il numero dei dipendenti impiegati calerà del 40%, con 377mila posti di lavoro a rischio.