Street food: la situazione
Per la ristorazione ambulante e gli eventi a tema street food il lockdown non è ancora finito. L’Associazione Streetfood si fa paladina di questa causa, cercando di sensibilizzare il Governo e le istituzioni locali. Dopo la situazione dei locali pubblici, analizziamo come sta andando il settore del cibo da strada.
“La fretta è cattiva consigliera. Guardatevi intorno – dichiara il Presidente dell’Associazione Nazionale Streetfood, Massimiliano Ricciarini agli operatori del settore – e date nuova struttura alla vostra attività. Garantitevi alternative di lavoro in attesa che gli eventi di successo, organizzati da dieci anni a questa parte, possano un giorno tornare ad essere organizzati con le caratteristiche che li contraddistinguono. Chi vuole investire adesso nel settore sicuramente darebbe un segno positivo ma nel proprio interesse aspetti”.
“La distanza sociale non è amica degli eventi – conclude Ricciarini – così come non lo sono ulteriori costi per adempimenti alle normative anti-Covid oltre alle già note voci di spesa per safety e security. Se prima sui social il pubblico si lamentava per gli alti costi dei cibi adesso si rischia che un arancino arrivi a costare quanto un risotto al tartufo bianco e champagne”.
Sono queste le parole del Presidente alla luce della diretta streaming sulla pagina Facebook istituzionale dell’Associazione Streetfood tenutasi lo scorso 22 maggio che ha coinvolto le figure chiave del settore per dare risposte ai tanti quesiti che dal lockdown per l’emergenza Covid-19 iniziato a marzo.
Gli interlocutori, volti al bene comune e a una ripresa economica e sociale a livello comunale e regionale hanno esposto per propria competenza territoriale la situazione attuale e le prospettive, ovvero in senso figurato “la luce in fondo al tunnel”. Si sono resi disponibili per fare tutto quanto è in loro potere per il bene e la vita aziendale delle attività di somministrazione e per gli organizzatori di eventi a tema streetfood, categorie a tutti gli effetti indipendenti dai mercati e dagli ambulanti detentori di posti fuori mercato o decennali che già sono stati protagonisti di sommosse e flash mob per il varo della direttiva Bolkenstein.
I numeri dello street food in Italia
Secondo Union Camere sono 180.000 le attività di commercio al dettaglio in area pubblica in Italia di cui il 18,5% della somministrazione cibi e bevande. Di quest’ultimo gruppo 3.500 sono su autonegozio (food truck) e 20.000 su gazebo. Dall’inizio del lockdown il mancato fatturato di queste aziende si aggira tra i 5.000 e le 20.000 euro al mese a seconda della struttura dell’impresa. Secondo dati riportati dal Sole 24Ore a seguito di indagine Infocamere e Unioncamere si registrano 30.000 imprese in meno nel primo trimestre 2020, contro un calo di 21.000 nello stesso trimestre del 2019.
I settori di appartenenza degli ambulanti alimentari sono principalmente il commercio, al primo posto con circa 1,5 milioni nel primo trimestre e al quarto posto la ristorazione (dato condiviso con le attività di ristorazione in sede fissa) con oltre 450.000 chiusure. Tra i risvolti tragici si sono registrati circa 20 decessi per suicidio dovuti alla disperazione di persone sicuramente più fragili che non hanno retto agli effetti della crisi nelle proprie attività.
Fonte: Associazione Streetfood