Lo spreco di cibo nel 2020
Il 2020 segna un record positivo: per la prima volta in 10 anni, è diminuito lo spreco di cibo in Italia. A stabilirlo è il rapporto dell’Osservatorio Waste Watcher che segna un calo del 25% rispetto ai livelli del 2019.
Il rapporto evidenzia che nel biennio 2018-19 nel nostro Paese si sono buttati 2 milioni di tonnellate di alimenti per un valore che supera i 15 miliardi di euro (di cui 12 dal solo consumo domestico). Il dato è molto preoccupante e porta ad una media pro-capite di 37 kg tra frutta, verdura, pane, formaggi e latticini. Le altre filiere in cui si hanno sprechi di cibo sono, rispettivamente, i campi (7,8%), la distribuzione (7,4%) e l’industria (6,5%).
Lo spreco settimanale medio costa 4,90 euro (contro i 6,60 dell’anno precedente) per ciascun nucleo familiare per un totale di circa 6,5 miliardi di euro e un costo complessivo di circa 10 miliardi di euro che include gli sprechi di filiera produzione/distribuzione 2020, oltre 3 miliardi 293 milioni.
Il binomio cibo salute
Cibo e salute sono il nuovo binomio strettamente “attenzionato” dagli italiani: una consapevolezza che diventa quasi plebiscito, perché il 66% degli italiani ritiene ci sia una connessione precisa fra spreco alimentare, salute dell’ambiente e dell’uomo: è sempre così per il 30% degli intervistati, lo è spesso per il 36% e solo talvolta per il 20%.
Attenzione agli acquisti
Al momento di acquistare il cibo l’attenzione agli aspetti caratterizzanti della salubrità del cibo e del suo valore per l’impatto sulla salute – così come agli elementi di sicurezza alimentare – incide in maniera determinante per 1 italiano su 3, il 36%. Mentre per un’identica percentuale di italiani (36%) questo aspetto incide in una certa misura non determinante.
Il 13% degli italiani ritiene di poter dare per scontato questi aspetti rispetto al cibo in vendita e una residua percentuale non ci fa caso (6%) o non ha elementi specifici di valutazione (9%).
Per attingere informazioni sulla salubrità e sul valore del cibo che si intende acquistare, essenziali si confermano le etichette, vera e propria carta di identità dei prodotti e punto di riferimento per i consumatori: ben il 64% dichiara di consultarle al momento dell’acquisto come garanzia di sicurezza per i prodotti di cui si ciberà, mentre 1 italiano su 2 (51%) attribuisce valore alla stagionalità dei prodotti, come garanzia di scelta alimentare corretta.
I prodotti bio sono presidio di certezza nell’acquisto del cibo per 1 italiano su 5 (19%) e una significativa percentuale dichiara di informarsi prima di fare la spesa (17%). Ma, come detto, c’è anche una percentuale di consumatori che non presta attenzione particolare alla tipologia del cibo in rapporto all’impatto sulla salute (complessivamente 1 cittadino su 4). Anche per loro, se volessero avere maggiori informazioni circa il cibo acquistato, l’etichetta resta riferimento primario (40%), insieme alla stagionalità dei prodotti (35%) e alle informazioni preventive (20%). Meno significativa, per questa fascia di cittadini, l’attenzione ai prodotti bio (14%).