Il business è un’attività multi-disciplinare, che per la sua conservazione e sviluppo deve considerare tre tipi differenti di economia, con la consapevolezza che i punti cardine degli affari devono essere un modello di business vincente e un format differenziante.
Questo articolo spiega la differenza tra macro-economia ed economia di settore, con un focus sull’economia dell’azienda. Portando due case study riguardo a dei ristoranti di successo.
La situazione
In questo momento è in atto una crisi profonda, che non riguarda solo l’Italia ma tutto il mondo per l’avvento del Coronavirus e il relativo lockdown. Gli economisti sostengono che questa volta la recessione è differente. Non siamo di fronte a collassi finanziari o congiunture sbagliate. C’è una mancanza di domanda e non di offerta, perché i compratori sono stati bloccati dalle chiusure delle attività. È come se anche l’economia fosse in quarantena.
Da globale a settoriale
Questa crisi rientra in uno scenario globale, ovvero in quella che viene definita macro-economia, a cui fa capo una micro-economia cioè quella del singolo Paese come una sorta di sotto-insieme. Da questo quadro internazionale e nazionale, si declina l’economia di settore. E quindi anche la situazione circa i ristoranti. Infatti, la ristorazione è passata dall’essere uno degli asset portanti del nostro Paese, al comparto più colpito.
Prima del Covid registrava una crescita dell’80% di fatturato nell’arco di 18 anni, dimostrandosi essenziale e performante. Purtroppo, stando alle analisi della FIPE, la perdita stimata per la ristorazione è di 33 miliardi.
L’economia dell’azienda
L’economia dell’azienda è da tenere maggiormente in considerazione rispetto a quella di settore e della macro-economia a monte. Il business di un locale si erge su tanti fattori, ma quello che lo tiene in equilibrio è un modello di business coerente e funzionante.
Perché bisogna concentrarsi su questo quadro e non sugli altri? In questo momento abbiamo una macro-economia in grave sofferenza, per non parlare del settore che sta vivendo una profonda crisi. Tuttavia, si trovano ristoranti, quindi economie di singole attività che stanno crescendo.
Basta pensare ai ristoranti Mannarino e Pescaria, due casi studio modello. Gli esempi dimostrano che nonostante la recessione globale è possibile andare contro tendenza grazie a format differenzianti. Al contrario, c’erano già ristoranti che andavano male prima della crisi.
Case study 1: Ristorante Mannarino
Il format è rivoluzionario: si tratta di una bottega con cucina. Sì, perchè in questo ristorante, la protagonista indiscussa è la carne. E all’interno, c’è un vero bancone di macelleria. Si sceglie cosa si vuole al banco carne, facendosi aiutare dal macellaio, per poi riceverlo cotto al tavolo. Si può ordinare anche per asporto, aspettando che la carne venga preparata sulla griglia, ma è solo possibile anche fare spesa presso il banco carne. L’idea nasce da tre giovanissimi imprenditori: Filippo Sironi (31 anni), Gianmarco Venuto (31 anni) e Luca Ballatoi (26 anni).
Case study 2: Pescaria
È un fast food con offerta ittica certificata. Ed è un ottimo esempio di ristorazione ecosostenibile perchè completamente plastic free. L’idea nasce dall’immenso amore che Bartolo L’Abbate e Domingo Iudice nutrono per il mare: Pescaria risparmia 6 tonnellate di plastica monouso al mese per punto vendita ed assieme a Legambiente promuove la salvaguardia delle spiagge e degli oceani dall’inquinamento da plastica. Un formato davvero vincente che viene apprezzato dai clienti e che crea un asset tangibile che per- mette di distinguersi sul mercato.
Per leggere l’articolo su Pescaria, qui.
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