Italia come Francia? La questione green pass
Il presidente francese Macron ieri ha dichiarato che senza green pass non si potrà andare al ristorante, al cinema e nemmeno prendere un aereo. La notizia ha suscitato numerose polemiche sia in Francia che nel nostro paese. Se da un lato la dichiarazione ha spinto più di 1 milione di francesi a prenotare il vaccino in poche ore, dall’altra il provvedimento sa di “minaccia”. E tutto ciò fa paura, più della possibile espansione della variante Delta in Europa.
Green pass nei ristoranti sì, green pass nei ristoranti no
Nelle ultime ore la discussione si è aperta anche in Italia: è corretto copiare Macron e dare la possibilità di cenare in ristorante solo ai guariti da Covid, a chi ha un tampone negativo oppure a chi è già stato vaccinato?
Stando ai rumors, in Italia si vorrebbe rilasciare il green pass solo al termine del ciclo vaccinale (e non più 15 giorni dopo la prima dose). Questo “certificato verde” darebbe la possibilità di partecipare a tutti quegli eventi considerati a rischio, come avviene adesso per i matrimoni. Quali sono questi eventi? Le cene al ristorante, le serate in discoteca, le partite allo stadio, ma anche i viaggi in treno e aereo e gli allenamenti in palestra, per esempio. Troppo, forse.
La presa di posizione di Tni
“Green pass nei ristoranti? Basta far ricadere di nuovo le incapacità del governo sui ristoratori con misure che riteniamo incostituzionali. Chi dovrebbe controllare la certificazione verde dei nostri clienti? Il nostro personale? A quale titolo? E se il green pass fosse un falso, come ne girano tanti già sul mercato nero che si sta andando così ad alimentare, di chi è la responsabilità? Non ci stiamo a queste condizioni. Siamo contro le discriminazioni. Non ci possono essere cittadini di serie A e serie B e violare le libertà garantite dalla Costituzione. Continuiamo con il piano vaccinale, sensibilizziamo alla vaccinazione, fondamentale per mettere in sicurezza le persone più a rischio, ma al green pass rispondiamo “tamponi per tutti e gratuiti”, rispettando la libertà di scelta e di movimento di tutti i cittadini”. Sono queste le parole di Raffaele Madeo, portavoce di Tni Italia, associazione nata nel marzo 2020 a Firenze con l’obiettivo di tutelare le imprese della ristorazione.
“Illusi, noi, di poter tornare finalmente a lavorare. Tra restrizioni, ipotesi di nuove chiusure e green pass, siamo costretti di nuovo a tornare in piazza. I nostri appelli e le nostre proposte sono caduti nel vuoto. Diciamo basta e siamo pronti a manifestare se le misure del governo francese dovessero essere adottate anche in Italia” conclude Madeo, lanciando l’hastag #nogreenpass che sta spopolando nei social.
L’obiettivo è evidente
L’obiettivo è evidente: rendere obbligatorio il green pass per entrare in molti luoghi può avere come effetto immediato l’incremento del numero di persone che decidono di vaccinarsi. Sono ancora decine di milioni di italiani, infatti, che non si stanno prenotando. La maggior parte per il timore di ricevere l’appuntamento per la seconda dose durante le vacanze. Molti altri, invece, non intendono proprio farlo. Rinunciare a svolgere numerose attività potrebbe fungere da deterrente? Forse sì. Ma è giusto?