È uno degli alberghi più famosi nel mondo intero: e ce n’è ben donde, per la storia, per la posizione, per i servizi e per la ristorazione. Questa è la storia dell’Hotel Danieli, una bandiera dell’hotellerie italiana nella città che in tutto il mondo è simbolo dell’unicità del nostro Paese.
Venezia, riva degli Schiavoni, a due passi dal ponte dei Sospiri e dal Palazzo Ducale, affacciato sul bacino san Marco, con l’isola e la chiesa di San Giorgio Maggiore che svetta di fronte. Un passeggio continuo di persone sulla riva e di imbarcazioni sulla laguna, davanti all’ordinato parcheggio delle gondole è la cornice inimitabile dove si trovano allineati i tre edifici, uno storico centrale e due moderni ai lati che formano l’hotel Danieli. Categoria cinque stelle lusso, un tempo la perla più preziosa della Ciga Hotels, poi del gruppo Starwood, oggi confluito nella catena Marriott, che ha giustamente conservato il brand The Luxury Collection che fregia il Danieli da sempre.
La storia dell’Hotel Danieli
Il Danieli fa categoria a sé: l’ingresso sia da terra, sia dal canale, per chi arriva in motoscafo, è quasi sottotono, un lusso non ostentato, addirittura riservato. Lusso che lascia a bocca aperta appena varcata la soglia per entrare in una lobby unica al mondo. E’ la cornice di un palazzo nobiliare trecentesco in cui la pietra racconta la storia di una famiglia che diede alla Serenissima quattro Dogi, tra cui il celeberrimo Enrico Dandolo, autore della presa di Costantinopoli, che però morì prima che la famiglia acquistasse questo edificio.
La struttura è di chiara matrice gotica per la decorazione della facciata incorniciata di pietra d’Istria, il colore di Venezia che si percepisce nell’esafora del primo piano nobile sormontata da sette fioroni gotici. Gli interni sono stati rivisitati in chiave neogotica dall’architetto Tranquillo Orsi quando l’edificio, dopo essere passato di mano in mano tra le nobili famiglie veneziane, fu infine acquistato da Giuseppe Dal Niel. Dal Niel, con grande lungimiranza, lo trasformò in albergo inaugurandolo in una data precisa: il 24 ottobre del 1822.
Le imminenti celebrazioni del secondo secolo di vita sono già in avanzata fase di progetto e ricorderanno anche il visionario imprenditore che ha dato il nome all’hotel.
Al di là dell’ampiezza della lobby, della scenografica sala delle colonne impreziosita da un caminetto rinascimentale di vaste proporzioni e da colorate vetrate, è proprio la struttura dell’atrio principale a impressionare con i suoi numerosi richiami al periodo medievale.
L’architettura dell’Hotel Danieli
Il famoso architetto francese Jacques Garcia ha sviluppato un progetto per risaltare la tipica atmosfera veneziana con una reinterpretazione glamour del tradizionale stile gotico. Ha aggiunto un’atmosfera romantica creata da splendidi giochi di luci e ombre. Elemento centrale della composizione è la scalinata dorata e le gallerie decorate con archi moreschi e colonnine orientaleggianti.
L’albergo diretto da Gianrico Esposito ospita in tutto 204 camere e suite: ai due piani nobili dagli enormi saloni di rappresentanza del palazzo storico sono alloggiate le suite più prestigiose realizzate tra il 2013 e il 2015 con spazio fino a 150 metri quadrati. In una struttura di questa storia e di questo livello, la manutenzione è continua. L’ultima ristrutturazione importante risale a quell’epoca con l’intervento per le decorazioni e gli arredi delle camere dell’interior designer francese Pierre-Yves Rochon. Il designer ha portato un tocco di classicità un po’ francese all’arredo interno che contiene numerose opere d’arte, mobili d’epoca originali e spettacolari lampadari in vetro realizzati a Murano.
Un albergo pieno di storia
Il Danieli è un albergo cittadino fin dall’epoca dell’ottocentesco Gran Tour in Italia, che ha avuto come ospiti illustri personaggi famosi come Goethe, Proust, Balzac, Wagner, Debussy, Dickens, Montale, Shelley. Anche numerosi regnanti hanno soggiornato qui nell’hotel. Da questa formidabile tradizione ha preso spunto anche la ristorazione. Per secoli Venezia ha dominato i mari e avuto rilevanti relazioni e scambi con l’Oriente: i rapporti di idee e culture hanno segnato in modo significativo lo stile di vita, il gusto, i sapori della cucina veneziana.
Rivisitare il passato è la sfida per creare un percorso gustativo emozionale nella cornice unica del ristorante terrazza Danieli. 120 coperti all’interno dominato dalle tinte color pastello e altrettanti all’esterno, su una terrazza dalla vista spettacolare dell’edificio a sinistra del palazzo storico. Il ristorante è stato diviso in sezioni per concedere maggiore intimità tra specchi alle pareti al soffitto, sedie rosso cremisi, moquette verde e bronzo, porcellane e argenti preziosi.
L’executive chef Alberto Fol, originario della montagna bellunese e approdato a Venezia dopo esperienze di livello, fa vivere scoperte sensoriali e gustative attraverso il sapiente utilizzo di prodotti locali a chilometro zero abbinati a ingredienti esotici. Il tutto assecondando il ritmo delle stagioni. Il menù degustazione acqua e terra si compone di quattro portate prima del predessert.
Si comincia con baccalà mantecato, crema di fagioli gialet, chips al sentore di prezzemolo. Passiamo poi al primo piatto: un risotto acquerello mantecato al limone e dragoncello, con ostriche confit e in salsa. Seguono i secondi con salmone e mezza cottura, accompagnato da insalatina con cipollotti e crudo di champignon e il filetto di vitello biologico con carote alla curcuma e crescione piccante.
La Biennale di Venezia è stata d’ispirazione per Alberto For
Per la 17a Mostra Internazionale di Architettura della Biennale a Venezia da aprile a novembre lo chef ha ideato un’opera culinaria “colta”. Si ispira al progetto Pomerium Senza Terra, una barca capovolta sostenuta dai suoi stessi remi che diventa un riparo per le intemperie e un momento di raccolta per i naufraghi. Questa grande installazione interattiva realizzata da un collettivo di 50 artisti fa bella mostra di sé sull’isoletta lagunare di San Servolo che ha sempre dato approdo ai migranti.
Se l’opera d’arte funge da messaggio universale di accoglienza e solidarietà, il piatto omonimo dello chef la riproduce con una barchetta di legno come piatto servito su una tavola di ardesia che rappresenta l’isola: all’interno per richiamare la vita e i sapori della laguna un intingolo di anatra e anguilla, accompagnato delicatamente da alghe, finocchio di mare e salicornia, una pianta commestibile locale chiamata anche asparago di mare.
Crediti: Cynthia Beccari