Ferrando, la trasformazione del settore vitivinicolo

Raccontare la storia dell’Azienda Ferrando significa ripercorrere la trasformazione dell’intero settore vitivinicolo italiano dai primordi fino ai nostri giorni. Niente di sorprendente, in effetti, se si pensa che Roberto, al timone di un’azienda storica (risalente al 1890), rappresenta la quinta generazione di un’attività iniziata grazie alle intuizioni del trisnonno, con il trasferimento dalla Val Bormida alla città di Ivrea: l’idea di commercializzare vini piemontesi, soprattutto dell’astigiano, nella vicinissima ed assetatissima Valle d’Aosta.

La storia dell’Azienda Ferrando

Attività che procede con successo fino al secondo dopoguerra, quando il nipote del fondatore decide di mettere a frutto, ugualmente con istinto visionario, la grande potenzialità del Canavese in generale e del territorio di Carema in particolare. Già peculiare per le sue interpretazioni raffinate di Nebbiolo ancora prima del riconoscimento della DOC, che arriverà, tra le prime, già nel 1967. La prima etichetta, realizzata con l’aiuto di 10 storici conferitori, è del 1960; seguono 20 anni in cui si cerca di valorizzare soprattutto il marchio territoriale, nel frattempo raffinando le letture di un’uva complessa, in una collocazione che chiamare eroica è riduttivo.

La vocazione vitivinicola di Carema, infatti, borgo di appena qualche centinaio di abitanti, è figlia di una laboriosa (quasi improba, vista con gli occhi moderni) risistemazione paesaggistica. Svolta con l’utilizzo di terrazzamenti e riporti di terreno dal fondovalle, che hanno permesso, anche grazie agli enormi depositi di granito presenti in zona, di rendere coltivabile un territorio estremo. Logisticamente si tratta di un lembo di terra baricentrico tra Piemonte e Valle d’Aosta, una vallata stretta e lunga con terreni composti da sabbia intorno al 60%, poca argilla, prodotta dal disfacimento di parte dell’arco alpino, per il resto di depositi generati dalla vicinanza di un anfiteatro morenico.

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La varietà dei vini

Il riporto fertile è di circa 1 metro, dopodiché le radici delle viti devono industriarsi a cercare il proprio nutrimento nelle fessurazioni rocciose. Forse proprio questo è il motivo della particolare eleganza di questo Nebbiolo, varietà Picotendro, allevato come da tradizione a pergola, fin dalle prime produzioni nel cuore dei maggiori critici nazionali (Mario Soldati e Gino Veronelli su tutti). L’altra chicca enoica di queste latitudini è, per l’appunto, l’Erbaluce di Caluso. DOCG recentissima (appena del 2010) ma che rappresenta, per caratteristiche fenologiche e olfattivo-gustative, una delle uve (bianche) con maggiore potenzialità in Penisola.

Un vino che nasce, tradizionalmente, in versione passita come ‘vino delle feste’ e che solo successivamente, una volta compresone le potenzialità, viene vinificato sia in versione secca che passita (altro caso rarissimo) con risultati emozionanti. Uva dalla grandissima carica zuccherina, con spiccata acidità e pH equilibrati, con buccia spessa, carica di sostanze nutritive. Proprio per questo si presta a lunghe macerazioni ed appassimenti capaci di generare concentrati ragguardevoli di carica polifenolica.

È l’altra anima che Ferrando, che ora gestisce un totale di 6 ettari tra Erbaluce e Carema, insieme ad un gruppo di giovani, agguerriti vignaioli del territorio, sta cercando di affermare; gemma tra le gemme, in questa favorevole congiuntura del mercato (italiano ed internazionale), che proprio per questo non deve mai abbandonare la prima vocazione, strettamente artigianale e territoriale, delle proprie produzioni.

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Alcuni degli assaggi migliori della produzione di Ferrando

Carema DOC Etichetta Bianca 2017
Etichetta base, già rappresentativa della spiccata vocazione territoriale. 30 mesi in botte di rovere di media grandezza, preceduti da una macerazione sulle bucce di circa 10 giorni. Naso raffinato, tocchi di ribes rosso, floreali di garofano con sentori di sottobosco, bocca con tannini setosi, iodati, finale con ritorno fruttato.

Carema DOC Etichetta Nera 2017
Il Picotendro alla prova del barrique, 24 mesi (più 12 in bottiglia) utili a condensare una versione di Nebbiolo magnifica. Naso ricchissimo, lampone in confettura poi noce moscata e richiami di violette selvatiche e rabarbaro. Bocca con tannini sapidi, di eccellente eleganza, finale con ritorno fruttato-floreale.

• Erbaluce di Caluso DOCG La Torrazza 2020

L’Erbaluce ‘base’ dal comune di Borgomasino, un viaggio immersivo alla scoperta di una varietà peculiare. Naso fruttato e floreale, pesca bianca, tocchi di gelsomino e timo cedrino. Bocca croccante e di bella persistenza, con ritorno della frutta bianca e della parte floreale.

Erbaluce di Caluso DOCG Cariola 2020
Un Erbaluce emblematico, frutto di selezione in vigna, arricchito da un 10% della massa affinato in barrique. Naso incredibile, tocchi di bergamotto, ginestra, poi mela verde e finale di pepe bianco. Bocca succosa, densa, persistente.

Erbaluce di Caluso DOCG Metodo Classico Pas Dosé 2016
54 mesi sui lieviti, un dosaggio zuccherino di appena 2 g/l, raffinatissimo spumantizzato, vera prova della grande potenzialità dell’uva Erbaluce. Naso con biancospino e pesca tabacchiera, poi salvia limonata e finale di sfalcio di campo. Bocca tesa, lunghezza e finale con ritorno officinale.

 

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