L’occasione delle anteprime del Brunello, Annata 2017 e Riserva 2016, effettuate grazie al Consorzio del Brunello di Montalcino, struttura e staff impeccabile, che approfitto dell’occasione per ringraziare per la squisita ospitalità che mi hanno riservato, è sempre il giusto momento per fare il punto sulla situazione dell’universo Brunello che ormai, con il festeggiamento del trentennale del “Benvenuto”, può celebrare, a giusta ragione, lo status di ambasciatore nel mondo del nostro movimento vitivinicolo.
Una condizione cui non è estraneo lo straordinario lavoro che a livello territoriale sta svolgendo proprio il Consorzio, ma anche le singole cantine, ormai tramutatesi in un fronte comune che capillarmente presenta/promuove una tipologia e un brand territoriale sopra tutto. L’annata 2017, in particolare la gestione della stessa, è un esempio lampante di quanto si stia facendo bene (anzi, benissimo!) a livello di condivisione delle buone prassi nella direzione dell’innalzamento del livello medio.
Un’annata sorprendente
Innanzitutto una premessa, obbligatoria, dato che a dispetto del trattamento che gli ha destinato la stampa di settore, l’annata 2017, a livello di assaggi, è stata non solo più che soddisfacente ma sorprendente. Anzi, la mia opinione è che è proprio in annate ‘sfidanti’ come questa, indubbiamente siccitosa, si può misurare la maturità a cui è approdata la gestione della vigna, da sempre la base di un lavoro vitivinicolo di livello.
La cura del suolo e del ‘verde’ delle piante, i sacrifici necessari sia in vigna che sul tavolo di cernita, seguita da una lavorazione, in cantina, capace di preservare la qualità della materia prima, permette di ottenere vini che hanno nella freschezza di beva e nella nitidezza stilistica le loro caratteristiche principali, non soffrendo in nessuna maniera di eccessi tannici ed impreziosite da una piacevolissima finezza olfattiva, in questo caso giocata soprattutto sui piccoli frutti rossi.
E riguardo il Brunello Riserva 2016?
Per la tipologia Riserva, invece, la scusa è stata perfetta per tornare a concentrarsi sull’annata 2016, a mio parere entrata direttamente nella storia, addirittura più della 2010. Un’impronta stilistica illuminata, capace di valorizzare collocazioni e versanti, unita a letture in cantina di grandissima pulizia.
Densità, tensione, croccantezza di frutto, territorialità al suo massimo, per bottiglie dotate di notevolissima profondità. Il lavoro effettuato sulle Riserve mi ha sorpreso positivamente, ho apprezzato soprattutto la grande raffinatezza degli affinamenti, che sono riusciti a preservare la qualità incredibile della materia prima e la stessa impronta dell’annata.
Etichette vivaci, mai eccessive, giocate sulle tonalità officinali, dei piccoli frutti di sottobosco, con persistenza e note (piacevolmente) balsamiche, con lunghe persistenze. In sintesi, anche per quanto riguarda le Riserva, un’annata 2016 da incorniciare!
Gli assaggi di Luca Gardini
A seguire una selezione degli assaggi migliori:
Casanova di Neri
Brunello di Montalcino DOCG Riserva Cerretalto 2016
Uno dei punti più alti nell’espressione della Riserva, in un’annata benedetta, da un cru ormai entrato nella storia della denominazione. Fermentazione spontanea, circa un mese di macerazione sulle bucce, marmellata di lampone al naso, con tocchi di noce moscata e officinale, di alloro. Bocca con tannini sapidi e vellutati, finale con ritorno fruttato-officinale.
Ridolfi
Brunello di Montalcino DOCG Riserva Mercatale 2016
Un’altra grande Riserva, che beneficia di un’annata di grandissima concentrazione di frutto. Il prodotto della migliore particella che svolge fermentazione e macerazione di due mesi, 45 mesi totali in rovere di Slavonia. Amarene sotto spirito, tocchi di cannella e finale su tonalità balsamiche, di eucalipto. Bocca salmastro-sapida, ritorno fruttato-balsamico.
Canalicchio di Sopra
Brunello di Montalcino DOCG Riserva 2016
Ricchezza e complessità per una Riserva da anni ai vertici della categoria. Da Vigna Vecchia Mercatale e Vigna Casaccia, sulle bucce per 28 giorni in acciaio, poi almeno 42 mesi in rovere di Slavonia. Marmellata di lamponi al naso, tocchi salmastri di olive taggiasche, finale sulle note del rabarbaro. Bocca con tannini iodati, persistenza e ritorno fruttato.
Capanna
Brunello di Montalcino DOCG Riserva 2016
Anche nell’interpretazione della Riserva Capanna svela tutto il carattere del quadrante nord-est di Montalcino. Naso di ribes nero, con tocchi di carruba e frutta secca tostata, con bella traccia di gardenia sul finire. Bocca di densità e tensione, con tannini salmastri e ritorno del sottobosco e dei piccoli frutti.
Fuligni
Brunello di Montalcino DOCG Riserva 2016
Lo stile inconfondibile di Fuligni, grande complessità e tensione, nessun ammiccamento ed eccellente pulizia di lettura. 40 mesi in legno, naso di marmellata di mirtilli, tocchi di alloro e anice stellato. Bocca di croccantezza e densità, tannini salati, ritorno delle note di sottobosco e officinali, con grande persistenza.
Ciacci Piccolomini d’Aragona
Brunello di Montalcino DOCG Riserva Vigna di Pianrosso 2016
Un vino da cru di circa 12 ettari nato per essere grande. 36 mesi in rovere di Slavonia da 20-62 hl, almeno 8 in bottiglia. Naso di marasche, tocco balsamico di menta valdostana, foglia di pepe nero, sottobosco, bocca succosa, densa, con tannini iodati e finissimi, persistenza e precisione. Finale mozzafiato.