Siamo entrati in una “era etica” caratterizzata da un numero crescente di entità impegnate nella responsabilità sociale. Ricalcare le dimensioni sociali e ambientali migliora le performance aziendali, soprattutto nell’attuale panorama sociale in cui i consumatori hanno una maggiore sensibilità alla sostenibilità. Oggi, noi tutti come consumatori esprimiamo nuove preoccupazioni che danno luogo al consumo di prodotti meno “tossici”, più durevoli e confezionati con materiali riciclati. Gli studi che si concentrano sul tema del consumo responsabile spesso testano il caso di prodotti generici e di uso quotidiano come il cibo, i cosmetici o i beni di largo consumo.
Upcycling, l’economia circolare, è un modello “reale”?
Nel settore alimentare soprattutto, l’economia circolare, o upcycling, è presentata come pratica sostenibile per porre rimedio ad alcune delle più grandi sfide dei giorni d’oggi, come la crescita demografica, l’uso indiscriminato e inefficiente di risorse, gli impatti ambientali su clima, suolo, oceani e ancora di più, per limitare lo spreco alimentare.
Analizzando molteplici casi studio in ambito aziendale, emerge che il nuovo paradigma economico rischia di diventare un modello che favorisce un approccio manipolativo del rifiuto, situazione che paradossalmente potrebbe portare a un’accelerazione dell’obsolescenza programmata. Spesso le aziende dichiarano di mettere in campo azioni di economia circolare nel food system ma in realtà si sta mascherando una leva marketing per attirare il consumatore al consumo. È una direzione che non possiamo permetterci. Questo è un approccio sbagliato alle problematiche che caratterizzano il food system con ripercussioni devastanti su biosfera, società ed economia.
Un modello produttivo da riorganizzare
L’attuale sfida che tutti i paesi sono chiamati ad affrontare è quella di rivoluzionare il modello produttivo partendo da una corretta gestione del capitale naturale, a cui è associato quello culturale ed economico, rispettando i limiti planetari ed offrendo al tempo stesso uno spazio equo alla società civile.
La complessità del sistema alimentare richiede una prospettiva trasversale che parta dal preservare quel tessuto ecologico che sostiene la vita sul nostro pianeta e che l’uomo sta divorando con incredibile velocità. Ri-disegnare un nuovo quadro concettuale che sappia bilanciare le esigenze della società civile, del sistema produttivo, del contesto ambientale, della circolarità e dello sviluppo sostenibile.
Circular Economy for Food per l’economia circolare: di cosa si tratta
Con questo scopo è nato il Circular Economy for Food che si traduce in: Capitale, Ciclicità, Coevoluzione.
Capitale
- Naturale, ovverosia l’intero asset naturale (organismi viventi, aria, acqua, suolo e risorse geologiche) che contribuisce a fornire beni e servizi ecosistemici per l’umanità e che sono necessari per la sopravvivenza dell’ambiente stesso da cui sono generati.
- Culturale, ovvero quell’insieme di conoscenze, valori e atteggiamenti nei riguardi degli ecosistemi naturali e sociali, che va custodito e tramandato come una preziosa eredità a sostegno del capitale Economico.
Capitale Naturale, Culturale ed Economico, sono dunque fattori inscindibili sostenuti e dialoganti.
Ciclicità
Concetto fondamentale che ci spinge a ragionare in chiave rigenerativa. Essa racchiude tre tre concetti fondamentali:
- Estensione della responsabilità dell’impresa che dall’origine delle materie prime si deve far carico dell’intero ciclo di vita del prodotto, compresa la finale dismissione e che deve mettere il consumatore nelle condizioni di sprecare meno e poter smaltire differenziando correttamente.
- Metabolizzazione, cioè la finale valorizzazione in ottica di upcycling di tutto ciò che viene messo in commercio, con l’obiettivo di non generare rifiuti ma sempre e solo risorse per lo stesso o un altro sistema. Per raggiungere questo risultato, è fondamentale adottare strategie per agevolarne la realizzazione del disassembalggio, di riduzione di materia ed energia.
Coevoluzione
La coevoluzione si sviluppa grazie ad un paradigma collaborativo che attraverso l’applicazione di una logica win-win, genera una soluzione vantaggiosa per tutti, compreso l’ambiente.
In che modo è possibile tutto ciò?
La condivisione di creazione, fa parte del processo coevolutivo, e, rappresenta il mezzo che può permettere l’instaurarsi di un dialogo tra il produttore ed il consumatore. Ne sono un esempio le grafiche di molti packaging alimentari oggi sul mercato e riportanti immagini, nomi ed iconografie sviluppate da persone comuni. Una personalizzazione dei prodotti che può contribuire ad accellerare il processo coevolutivo quando ad esempio diventa rappresentativa di una collaborazione per la salvaguardia del Pianeta.
Perché oggi, una delle questioni centrali della transizione ecologica è trovare un linguaggio comune, semplice e comprensibile da tutti per condividere valori….
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