È stata scoperta un’osteria sumera di 4.500 anni fa. I resti sono emersi nell’Iraq meridionale, dove è sorta la città-Stato di Lagash, che si estendeva per circa 400 ettari. Come abbiamo studiato a scuola, i Sumeri sono stati il “popolo delle innovazioni”. Dall’invenzione di tecnologie idrauliche per l’agricoltura, alla costruzione di templi, ai primi palazzi amministrativi e fino Ada arrivare alla scrittura. Ma il focus degli scavi delle università di Pisa e di Philadelphia, co-diretti dalle archeologhe Sara Pizzimenti e Holly Pittman, si sono concentrati sulle strutture popolari della vita quotidiana.
Nelle ultime due campagne di scavo, si è lavorato in un quartiere abitativo a 600 metri dalle mura e a una delle porte della città, quella sud-orientale. «Abbiamo trovato un ambiente dove potevano bere e mangiare diverse decine di commensali», spiega a Focus.it Sara Pizzimenti. «Si tratta di una cucina parzialmente all’aperto, di un magazzino per lo stoccaggio degli alimenti e di un cortile con banconi di mattoni per i clienti. Inoltre, ci sono numerose stanze da pranzo». Hanno rilevato, quindi, una grande osteria. Per ora è venuta alla luce solo una parte della strutta: 150 metri quadrati di cortile e 200 di strutture al chiuso.
Pietanze ancora intatte e perfettamente conservate: al via lo studio sulla ristorazione di 4.500 anni fa
Sono stati trovati circa 100 piatti di cui diversi erano “pronti”: i resti di stufati di montone e pesce arrosto o in zuppa. Sono reperti preziosi, ancora all’esame di laboratorio, che serviranno a conoscere meglio l’alimentazione dei Sumeri, da fonti letterarie basata soprattutto su orzo, carne e pesce, accompagnati da birra, non filtrata, meno alcolica di quella di oggi, ma fortemente acida e con il potere di rendere potabile l’acqua.
«I piatti che abbiamo ritrovato, dovevano ancora essere serviti», sottolinea la ricercatrice italiana. «Restarono così, già preparati per essere serviti, a causa di un crollo che fece abbandonare il luogo. Non sappiamo che cosa causò il cedimento, ma possiamo escludere l’attacco militare, dato che nel quartiere non vi sono segni che lo farebbero sospettare».
Fra i reperti primeggia un antico refrigeratore, composto da due anfore, una più piccola che poteva contenere alimenti o bevande, dentro una più grande. Nell’intercapedine fra le due anfore, veniva posta sabbia o argilla bagnata in modo da fare da isolante verso l’esterno, mentre l’acqua assorbiva il calore evaporando.
Per sopperire all’evaporazione, secondo i calcoli degli studiosi e gli esempi di simili “frigoriferi a consumo zero” ancora in uso nel Vicino Oriente, nell’intercapedine occorreva versare acqua un paio di volte al giorno.
In tal modo nella trattoria sumera di Lagash si potevano garantire verdure fresche per 20 giorni. «Dentro il refrigeratore abbiamo trovato due bicchieri», spiega Pizzimenti «segno che, in ultimo, vi era conservato del liquido, forse birra».