Il business delle alghe vale ben 2,7 miliardi di dollari e si stima che annualmente crescerà del 4,2% l’anno fino al 2025. In questo mercato, a dominare, sono i derivati delle alghe, le microalghe ed organismi monocellulari, come ad esempio l’alga spirulina e la clorella. Sono organismi piccolissimi, ma della proprietà stupefacenti, come la spirulina che è un nutraceutico antichissimo e integratore alimentare che nulla ha che invidiare ad alimenti fisicamente più grandi, anzi, in rapporto contiene quantità di vitamine in dosi che arrivano fino a 32 volte più di altri.
Nello specifico, spirulina e clorella sono diffuse in molti prodotti di largo consumo: questo tipo di commercio vale 600 milioni di dollari ma secondo uno studio di Htf Research, nel 2025, aggiungerà il miliardo. I protagonisti di fiere, quali AquaFarm e NovelFarm – che si terranno a Pordenone il 19 e 20 febbraio – porteranno questo business: verranno presentate le ultime novità sulla produzione e sugli utilizzi delle microalghe. I settori vanno dalla cosmetica alla farmaceutica, dalla nutraceutica alla chimica per applicazioni industriali, fino agli alimentari.
Le alghe nei cicli di produzione
Le alghe sono entrate a far parte di diversi cicli di produzione, come ad esempio quello lattiero caseario, spesso legato al recupero della CO2. Infatti, nella sperimentazione industriale, le alghe sono utilizzate nel trattamento delle acque ed è in fase di studio, un progetto norvegese che usa le microalghe nei residui agricoli per la produzione di biomassa da utilizzare come mangime per pesci. Attualmente, in Italia, la biomassa algale viene utilizzata per produzione di biopolimeri, mentre Negli Stati Uniti, dove c’è una tradizione diversa rispetto alle tendenze alimentari, soprattutto in fatto di carni a base vegetale, varie start-up sono riuscite beta-carotene e l’eme, cioè ingredienti che conferiscono agli hamburger vegetariani sia un aspetto che un gusto simile all’hamburger fatto con carne.
