Determinata, autentica, libera, ma anche sensibile e creativa così com’è nella vita, la chef Antonia Klugmann è anche nella sua professione. Il suo percorso di vita l’ha portata inizialmente alla Facoltà di Giurisprudenza, ma poi la passione le ha indicato una strada che fa sua: la ristorazione. Dopo un periodo di apprendimento, a soli 26 anni, nel 2006, assieme al compagno Romano De Feo apre “L’Antico Foledor Conte Lovaria” a Pavia di Udine e si fa subito notare dalla critica.
Nel 2014 Antonia corona il suo sogno aprendo un ristorante tutto suo: “L’Argine” di Vencò a Dolegna del Collio (GO), premiato, dopo pochi mesi, da una Stella Michelin. La sua cucina, rispecchia profondamente il suo amore per il territorio e il grande rispetto per gli ingredienti, di cui non spreca nulla.
Un periodo molto intenso questo per la chef Antonia Klugmann, che la vede, protagonista in libreria con il suo libro “Di cuore e di coraggio” e Giudice di MasterChef, il famoso talent che tra pochi giorni svelerà il vincitore di questa 7a edizione italiana.
Abbiamo intervistato Antonia per conoscerla meglio, farci raccontare la sua esperienza a MasterChef e, in vista della Festa della Donna, capire se qualcosa sta cambiando per le donne che hanno fatto o desiderano fare della cucina il loro mestiere.
L’intervista alla chef Antonia Klugmann
Aveva iniziato degli studi di Giurisprudenza, ma poi ha deciso di diventare Chef. Come è nata questa decisione?
Ho deciso di dedicarmi alla cucina dopo 3 anni di studi universitari in un momento di difficoltà famigliare. Come penso accada a tante persone, un momento di crisi è stata la spinta per interrogarmi sulla mia vita; accorgendomi che i momenti della giornata in cui ero più felice erano quelli che passavo in cucina, ho capito che non avrei potuto fare l’avvocato.
Qual è la sua idea, la sua filosofia della cucina?
La cucina che oggi proponiamo a L’Argine a Vencò, ma che abbiamo sempre proposto in tutti i locali che abbiamo gestito, interpreta il territorio circostante, nel nostro caso il Collio Friulano, valorizzando i prodotti locali mediante la creatività.
Libertà è un concetto a lei molto caro, che senso riveste a livello personale e professionale?
La cucina dal mio punto di vista è un luogo di libertà straordinario. Gli ospiti di un ristorante non vedono chi cucina. Non vedono se il cuoco è alto o basso, uomo o donna, bello o brutto, simpatico o antipatico. Assaggiano solo i piatti che il cuoco prepara per loro ed in questo modo ne fanno la conoscenza. Io credo fermamente in questo modo di comunicare, libero e per definizione senza preconcetti.
L’Italia è il paese che ha più Chef Stellate. Secondo lei le donne hanno lo spazio che meritano nelle cucine professionali o si tratta di un ambiente che rimane prevalentemente maschile?
Se è vero che in Italia abbiamo il record di Chef Stellate, bisogna anche ammettere che la maggioranza delle brigate dei ristoranti importanti rimane prevalentemente maschile. Credo che oggi la donna, soprattutto in Italia, si trovi ancora davanti ad un bivio che riguarda la scelta tra vita personale e famigliare. Questo, in particolare, se sceglie di fare la cuoca, un lavoro durissimo.
Il successo televisivo
Lo Chef Carlo Cracco ha lasciato Masterchef, e lei è diventata la prima donna giudice dell’edizione italiana. Cosa l’ha spinta ad accettare questa sfida?
Il desiderio di comunicare ad un pubblico più vasto che andasse oltre alle persone che mi hanno seguito in questi anni nei locali in cui ho cucinato.
Come si è trovata con i suoi colleghi Bruno Barbieri, Joe Bastianich e Antonino Cannavacciuolo?
Mi sono trovata molto bene. Come sempre quando si arriva in un gruppo affiatato, ho faticato un po’ all’inizio. Oggi però ho il privilegio di avere tre amici straordinari.
Quali sono stati i maggiori pregi e difetti che ha riscontrato nei concorrenti di questa edizione di MasterChef?
Mi aspettavo di trovare delle persone che volevano principalmente apparire in televisione ma, invece, ho capito che ciò che li aveva spinti a partecipare al programma era la loro autentica passione per la cucina. Passione che abbiamo in comune. Non voglio spingermi ad identificare dei difetti perché come giudice ho sempre valutato i piatti che mi venivano proposti e non le persone che li cucinavano.
Fin dal suo esordio si è rivelata uno dei giudici più severi e ha diviso il pubblico, tra chi approvava la sua severità e chi la trovava esagerata e per questo l’ha criticata. Guardando alla sua esperienza come giudice, questa sua severità era giustificata?
Quando parlo di cucina lo faccio sempre in maniera molto seria, si tratta del mio lavoro e sono molto esigente, prima di tutto con me stessa. Ho sempre valutato i piatti che venivano presentati in modo tecnico e cercando di dare degli spunti di crescita alle persone che avevo di fronte. Non bisogna dimenticare, comunque, che Masterchef è un bellissimo gioco a cui sia io che i concorrenti abbiamo deciso di prendere parte.
Oltre alla notorietà, cosa si è portata a casa da questa esperienza?
E’ stata un’esperienza molto interessante perché mi ha permesso di vivere alcuni mesi in un contesto molto diverso da quello a cui ero abituata. Uscire dalla propria quotidianità e confrontarsi con qualcosa di nuovo, mi piacerebbe che tutti potessero avere questa possibilità. Oggi, comunque, continuando a vivere e lavorare in campagna la mia vita non è cambiata molto. E ne sono felice.
Il suo libro s’intitola “Di cuore e di coraggio”, quanta passione e quanto coraggio occorrono per diventare degli Chef di successo?
Penso che in qualunque campo per avere successo sia necessario avere grande determinazione. La cucina, però, richiede talmente tanti sacrifici che il talento non è sufficiente, è necessaria un’autentica passione. Decidendo di fare il cuoco si sceglie anche un preciso stile di vita.
Cosa si sente di consigliare alle ragazze e alle donne che vorrebbero diventare delle Chef?
Consiglio a chiunque voglia fare questo lavoro di iniziare dal basso per capire cosa vuol dire stare in cucina, la fatica e i ritmi che impone. E’ poi importante essere sempre modesti curiosi e avere voglia di studiare e migliorarsi.
Alle donne, in cucina o meno, voglio dire di non arrendersi mai alla scelta “lavoro o vita personale”. Dobbiamo cercare la felicità in entrambi i campi chiedendo ai nostri partner di sostenerci come noi facciamo con loro.
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