La catastrofe della pandemia ha segnato il comparto della ristorazione. Questa aveva il suo core business in fiere, matrimoni, convegni. Sostanzialmente dimenticate dal governo e meno menzionate dai Media, le aziende di Banqueting e Catering non riescono a ripartire. Nonostante gli allarmi lanciati dalle associazioni di categoria e dagli operatori del settore.
Ma c’è sempre chi si è riconvertito. Prima la diminuzione delle cerimonie per il mutamento di usi e costumi. Poi è arrivata la pandemia. Il 2020 per il Banqueting e Catering è stato l’anno nero, per un settore che conta 2.000 imprese, dà lavoro ad oltre 100 mila addetti e genera un fatturato di 2,2 miliardi di euro all’anno. Modelli di business che saltano completamente, perché si è arrestata totalmente la domanda.
Il comparto fa parte della filiera della ristorazione. Di cui segna l’ultimo anello. È stato tra i primi a chiudere i battenti per il Covid. E tra gli ultimi che ripartiranno, in considerazione del fatto che la maggior parte degli eventi sono stati rimandati a questa primavera. Senza trascurare che l’assenza di festività, che rappresentano una fetta di guadagno importante nel fatturato, ha fatto registrare uno spaventoso -100% sulle ricorrenze del 2019.
Il bilancio dell’intero 2020 è drammatico. Se si ripercorre mese per mese e si considera quando è stato possibile lavorare i mesi si riducono a 3 su 12. Dall’inizio della pandemia, le società di Catering e Banqueting hanno potuto riprendere le attività solo a settembre. E lavorando a regimi ridotti e con protocolli di sicurezza molto elevati e dispendiosi.
Dopo settembre ancora uno stop. Una sciagura che necessitava di un sostegno maggiore da parte delle Istituzioni. Che, nonostante gli appelli lanciati dal Presidente Paolo Capurro di Anbc – l’Associazione del Banqueting e Catering – hanno fatto ben poco per un segmento che ci rende un’eccellenza nell’arte dell’accoglienza, invidiata in tutto il mondo.
La ristorazione individuale è stata in grado di riconvertirsi più velocemente. Adottando formule di servizio come l’asporto o il delivery. Più dura è stata per la ristorazione collettiva. Che ha sofferto a causa della scolastica con la DAD e lo smart working per quanto riguarda le mense aziendali. Non è andata meglio negli ospedali. Dove si è registrato un calo di vendite e ricavi per i pubblici esercizi interni alle strutture sanitarie.
Il mondo degli eventi, sia pubblici che privati, risente di tempistiche di programmazione che non sono quelle di un normale pasto – pranzo o cena che sia. Nel caso di un evento aziendale può essere di alcuni mesi. E nel caso di congressi ancora di più. Le stesse considerazioni valgono per gli eventi privati, come il matrimonio, che richiede almeno 1 anno dal primo contatto con il cliente fino alla messa in atto effettiva del festeggiamento. Me come si dice: “nella tempesta ogni insenatura può essere un porto”.
È il caso dell’azienda Delizia di Comeana, leader nel servizio catering, che alla fine del 2020 non si è lasciata scoraggiare dal posticipo al 2021 dell’80% dei suoi matrimoni. Nella lunga pausa del suo core business, ha decido di darsi alla produzione di panettone di qualità. Recuperando incassi e rimpiegando il proprio personale, per non ricorrere alla Cassa Integrazione.
Un cambio passo importante, in un momento no. Aldilà del caso specifico, esempio di lungimiranza e capacità imprenditoriale, l’unica strada per superare la crisi nera di un comprato dimenticato sono interventi economici e fiscali. Il tessuto aziendale esistente merita conservazione. E non solo per il prodotto “evento”. Ma anche per la convivialità e felicità che viene affidata alle società di catering e banqueting nell’organizzare momenti importanti di vita personale e professionale.