Il primo locale per il consumo di caffè in Italia nacque a Venezia nel 1640. La bevanda all’inizio era consumata, come in oriente, senza zucchero e una leggenda narra che la nascita dell’Illuminismo (sec. XVIII) sia in qualche modo legata proprio alla diffusione del consumo del caffè.
Sembrerebbe, infatti, che questo movimento culturale sia nato quando le vecchie osterie, dove si beveva vino (l’alcol evidentemente non permetteva alle idee di prendere forma), furono sostituite dai caffè, locali dove appunto gli uomini si riunivano per discutere e consumare grandi quantità di questa bevanda.
L’illuminismo, caratterizzato dalla fiducia di poter risolvere i problemi della civiltà umana, (specialmente quelli di tipo sociale e politico) con i soli lumi della ragione senza appellarsi alla rilevazione e alla tradizione, avrebbe preso forma grazie alle qualità del caffè, sicuramente molto diverse da quelle dell’alcol.
Ci potrebbe essere una ragione scientifica che leghi l’Illuminismo al caffè?
Se da una parte questa leggenda può far sorridere, oggi potremmo trovarci anche una base scientifica. Che l’alcol sia in grado di far dimenticare non è proprio vero, ma è vero che si memorizza con difficoltà ciò che si fa e si dice quando si è ubriachi e questo perché il meccanismo della memorizzazione non è più tanto efficiente. Nel caso del caffè, invece, un recente studio svolto su individui adulti dimostrerebbe che la caffeina sia in grado di migliorare i risultati sui test mnemonici.
La caffeina può migliorare le nostre prestazioni mentali?
La caffeina è la sostanza psico-stimolante più diffusa nel mondo, con un consumo globale stimato in oltre 120.000 tonnellate l’anno. Una recente analisi della letteratura confermerebbe che un consumo moderato di caffeina possa migliorare la concentrazione, l’abilità di risolvere i problemi che necessitano di ragionamento, possa velocizzare la capacità di reazione e ridurre la fatica mentale.
Già diversi anni fa gli studi condotti sui militari americani avevano dimostrato che se i soldati venivano sottoposti a una condizione di veglia prolungata e poi a test come corsa o tiro al bersaglio, o di memoria e vigilanza, l’assunzione di caffeina poteva portare a risultati migliori. In particolare la dose di caffeina più efficace in questi esperimenti è risultata essere di 200 mg, corrispondente a circa due tazzine e mezzo di caffè. Con dosi superiori non si ottenevano risultati migliori.
Quali vantaggi sulla salute può avere il caffè?
Gli scienziati hanno scoperto che il caffè aumenta la longevità. Le persone che bevono caffè sembrano vivere più a lungo perché bere caffè è associato a un minor rischio di morte a causa di malattie cardiache, cancro, ictus, diabete e malattie renali.
Le persone che consumano una tazza di caffè al giorno hanno il 12% di probabilità in meno di morire rispetto a chi non beve caffè. Questa associazione è ancora più forte per coloro che bevono da due a tre tazze al giorno – il 18 percento di riduzione del rischio di morte. Il caffè contiene molti antiossidanti e composti fenolici che svolgono un ruolo importante nella prevenzione di molte patologie tumore compreso, ma questo studio non indica quali sostanze chimiche nel caffè possano avere questo “effetto elisir”.
È chiaro però che sembra sia proprio conveniente in termini di salute consumare caffè.
Il caffè può ridurre il rischio di infiammazione. Invecchiando, il nostro organismo è soggetto a processi infiammatori che aumentano l’incidenza di malattie cardiovascolari. Uno studio pubblicato recentemente su Nature Medicine dimostra che alcune sostanze contenute nel caffè riescono a contrastare i processi infiammatori legati all’invecchiamento, e anche per questo è in grado di allungare la vita.
I bevitori di caffè corrono un rischio inferiore del 60 per cento di ammalarsi di diabete di tipo 2 rispetto a coloro che non lo bevono: sono questi i risultati di un grande studio prospettico pubblicato da “Diabetes Care”.
La caffeina non fa male al cuore
La caffeina non causa l’ipertensione. Numerosi studi epidemiologici confermano che non esiste alcun legame tra consumo di caffè e ipertensione, iperlipidemia e malattia coronarica. Inoltre, grandi studi epidemiologici hanno rilevato che il consumo di caffè, anche a livelli elevati, non ha alcun effetto sulla pressione sanguigna.
La caffeina può aumentare temporaneamente la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca immediatamente dopo il consumo. Tuttavia, i consumatori regolari di caffeina possono aumentare la tolleranza a questi effetti, che sono paragonabili a salire una rampa di scale. Coloro che soffrono di ipertensione persistente possono essere più sensibili agli effetti della caffeina e dovrebbero consultare un professionista della salute sull’assunzione di caffeina.
La caffeina non aumenta il rischio di aritmia cardiaca. Non è stata trovata una correlazione tra consumo di caffeina e aritmia cardiaca nella letteratura scientifica.
La caffeina non aumenta il rischio di ictus in individui sani. Un numero limitato di studi ha valutato l’associazione tra consumo di caffè e ictus. La maggior parte di questi non ha trovato un’associazione significativa tra caffeina e ictus.
Caffè e sbornie
Per smaltire l’ubriachezza spesso si fa ricorso al caffè, che però aiuta solo in una certa misura. L’alcol quando viene assunto diffonde nei compartimenti liquidi del nostro organismo e quindi in tutti gli organi molto irrorati, compreso il cervello.
Per smaltire un bicchiere di vino a media gradazione, un uomo impiega circa un’ora e mezza e i prodotti del metabolismo vengono eliminati attraverso le urine. Il caffè viene in aiuto alla completa eliminazione solo nell’ultima fase del processo, grazie al suo potere diuretico.
La caffeina crea dipendenza?
Le persone spesso affermano di essere “dipendenti” dalla caffeina. In realtà il consumo abituale di caffeina, se improvvisamente interrotto, può causare in alcuni soggetti mal di testa, stanchezza o sonnolenza. Normalmente questi sintomi hanno una durata di uno o due giorni e possono essere evitati se l’assunzione di caffeina viene ridotta in modo graduale.
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