Il 1 Giugno il Governo ha dato l’ok al consumo anche all’interno di bar e ristoranti e dal 22 Giugno, per la zona bianca, è venuto meno il limite massimo di capienza di 6 persone per tavolo negli spazi al chiuso. FIPE, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi, ha chiesto alle imprese di fare un bilancio di questa primo periodo di attività e quali aspettative nutrono nel prossimo futuro. Dopo un 2020 disastroso, che ha visto la perdita di oltre 22.000 attività, le aziende si stanno rialzando lentamente.
Il 90% delle imprese di ristorazione sono aperte come prima
Attualmente circa nove su dieci delle attività intervistate è totalmente aperta, l’8,1% lo è parzialmente, l’1,7% è chiusa ma prevede di riaprire a breve, mentre l’1% ha definitivamente chiuso. Il 22,2% è riuscita ad introdurre o ampliare l’occupazione di suolo pubblico durante la pandemia e il 27,3% possedeva già un dehor, mentre per una impresa su due non è previsto uno spazio esterno. Il 61,4% dispone di uno spazio aperto su area privata.
Ristori: quasi tutti insoddisfatti
Quasi nove imprese su dieci hanno dichiarato di avere ottenuto i ristori messi a disposizione delle imprese del comparto, ma il giudizio sulla loro efficacia è durissimo: il 91,8% li ha ritenuti poco o per nulla efficaci.
Il 2,4% non ha conseguito fatturato nel 2020 e circa il 45% delle imprese ha dichiarato una riduzione di oltre il 50% rispetto al 2019. Mediamente le imprese rilevano una perdita di fatturato del 39% rispetto al 2019.
L’occupazione nelle imprese di ristorazione
Il Covid-19 ha avuto delle ripercussioni anche in termini di occupazione.
Il 50,2% delle imprese ha dichiarato di avere perso alcuni dei propri collaboratori nel corso del 2020, nel 40,3% dei casi si è trattato di personale formato da tempo e nel 9,8% di personale non ancora formato. Attualmente una impresa su due dichiara di avere un numero di addetti inferiore al 2019 e per il 59,2% resterà così per tutto il 2021.
Cosa è cambiato
Un terzo delle imprese ha ricevuto un aiuto da parte dei proprietari dei locali (riduzione del canone di affitto e/o dilazione dei pagamenti) mentre un altro 33,3% degli intervistati non è stato così fortunato e non ha ricevuto nessuna agevolazione.
Sono cambiati anche i rapporti con i fornitori rispetto al periodo pre-Covid, nel 25,4% dei casi in modo molto o abbastanza importante soprattutto riguardo al rallentamento della frequenza delle forniture e ai tempi di pagamento. Oggi il 23% dei fornitori vuole essere pagato alla consegna o addirittura in anticipo e la riduzione di credito riguarda in particolare alcune le tipologie di fornitura.
Nonostante tutte le difficoltà il 66,2% ha un giudizio positivo o molto positivo della ripartenza dell’attività e il 32% ritiene che il fatturato aumenterà rispetto a quando conseguito nel 2020.
Il futuro
L’ottimismo di fondo porta l’86,1% delle imprese intervistate a ritenere che i consumatori riprenderanno le loro abitudini seppure con intensità differenti e il 94,6% è fiducioso che al termine della pandemia potrà tornare a svolgere normalmente la propria attività, pur con tutti i cambiamenti che la crisi avrà imposto loro.
Il giudizio è positivo anche sull’andamento della stagione estiva, il 73,4% esprime un giudizio molto o abbastanza positivo. Il 26,6% che esprime un giudizio negativo lamenta la mancanza di turismo.