Ho pensato di portarvi con me a Montalcino, per gustarci insieme l’anteprima del Brunello. Una premessa obbligata,
prima di lanciarci negli assaggi. Il 2016, ovverosia l’annata che sarà messa in commercio nel 2021, sarà una release destinata ad entrare nella storia, e a mio avviso sarà ricordata come addirittura migliore della 2010. Una vendemmia benedetta, caratterizzata dalle perfette caratteristiche climatiche, cui si sono affiancate un’impronta stilistica illuminata, capace di valorizzare collocazioni e versanti unita a letture in cantina di grandissima pulizia.
Densità, tensione, croccantezza di frutto, territorialità al suo massimo, per bottiglie dotate di grande profondità, nonché di grandissime capacità di invecchiamento. A tutte le bottiglie da me selezionate, infatti, ho attribuito non a caso una longevità superiore ai 15 anni. Succosi, di grandissima bevibilità, privi di inutili appesantimenti, naturalmente raffinati ed eleganti, ecco in poche parole descritti questi capolavori dell’enologia italiana che tutto il mondo ci invidia.
Un po’ di storia
Per i pochi che ancora non lo sapessero, è necessario premettere che quello che è considerato il vino toscano più conosciuto al mondo, è un rosso capace di raccontare alla perfezione il territorio di Montalcino. Prodotto di un’area relativamente ristretta (approssimativamente 2000 ettari), ma dalla vocazione spiccata e rinomata fin dall’antichità, nonostante una produzione media annua di 8,5 milioni di bottiglie (di cui circa il 65% esportate in tutto il mondo),
passa soltanto nella seconda metà del ‘900 dallo status di prodotto per un élite ad essere considerato un vino alla portata di tutti.
Prodotto di una vite localmente denominata “Brunello” o “Brunellino”, che solo verso la metà dell’Ottocento viene identificata come una varietà del Sangiovese, è una “creazione” moderna che si deve alla famiglia nobiliare dei Biondi Santi, i primi a sperimentarne e successivamente affermarne la vini cazione in purezza, intorno alla metà dell’800.
Successivamente il Brunello vive una fase di crescente affermazione a partire dagli anni ’60, quando è nel gruppo dei primi otto vini a cui viene attribuita la denominazione di origine e ne vengono riconosciute le incredibili caratteristiche di longevità. Poi è un’escalation senza soste, favorita anche dalla modernizzazione dei sistemi di vendita, che hanno nell’America del Nord il primo mercato estero di sfogo.
Protagonista inossidabile delle classifiche di qualità fin dagli anni ’80, il Brunello è tuttora il sogno proibito degli eno-appassionati di tutto il mondo, oltre che rarissimo bene-rifugio nel settore vitivinicolo, un segmento nel quale i vini francesi solitamente la fanno da padrone.
Ma passiamo ora ad illustrare una selezione dei miei migliori assaggi
Brunello di Montalcino DOCG Vigna di Pianrosso 2016
CIACCI PICCOLOMINI D’ARAGONA
Un inamovibile della denominazione. Naso speziato, ciliegie sotto spirito, una traccia officinale, di maggiorana fresca, poi olive taggiasche, bocca tesa e croccante, di eccellente spessore, tannini sapidi, chiusura con ritorno fruttato.
Brunello di Montalcino DOCG Madonna delle Grazie 2016
IL MARRONETO
Un Brunello in una lettura perfetta. Lavoro di grande pulizia in vigna e cantina, naso di grande ricchezza, chinotto, visciole sot- to spirito, tocchi di alloro fresco. Bocca succosa, tesa, con tannini salati e chiusura con ritorno of cinale.
Brunello di Montalcino DOCG 2016
SAN LORENZO
Ottimo anche nell’annata 2016 il Brunello di San Lorenzo: naso di marasche sotto spirito, officinale di foglia di pepe, con chiusura balsamica. Bocca croccante e tesa, tannini salati, chiusura con ritor- no balsamico.
Brunello di Montalcino DOCG Vigna Marrucheto 2016
BANFI
Nuovissima e riuscitissima etichetta per una delle cantine più storiche nella denominazione. Naso con attacco di spezie dol- ci, cannella e pepe nero, con tocchi fruttati, di ciliegie e marasche. Bocca dai tannini sapidi, bella croccantezza ed eccellente persistenza.
Brunello di Montalcino DOCG 2016
RIDOLFI
Una cantina le cui origini si perdono nel lontano medioevo, un’etichetta che non smette mai di stupire. Naso di piccoli frutti rossi, un tocco oreale, di garofano, poi chiusura mentolata. Bocca succosa, tannini salati, bella persistenza.