Burro sintetico, la rivoluzione che promette sostenibilità?

La carne coltivata è stata oggetto di discussione per molto tempo, chiarendo che non è carne sintetica ma carne vera derivata dalla crescita di cellule in laboratorio. Questo metodo si riflette in molti altri prodotti a base di lieviti che consumiamo quotidianamente. Tuttavia, non tutti gli alimenti che consumiamo oggi sono fatti di cellule. Pensiamo ai derivati del latte, agli oli vegetali, agli zuccheri e al vino: si tratta di miscele complesse che non sono tessuti animali o vegetali né contengono cellule, se non come contaminanti.

burro sintetico

Un nuovo arrivo tra i prodotti da “laboratorio”: il burro sintetico

Una domanda interessante è se possiamo sostituire questi alimenti con prodotti di sintesi, che non derivano dalla coltivazione di cellule ma che hanno caratteristiche identiche o molto simili alle loro controparti tradizionali. La start-up statunitense Savor ha realizzato un prodotto rivoluzionario in questo ambito: un burro sintetico ottenuto a partire da fonti di carbonio attraverso un processo termochimico che non richiede trasformazioni biologiche. Questo burro può essere derivato dal carbonio presente nel carbone, nel metano o nell’anidride carbonica.

L’industria petrolchimica utilizza il carbonio per creare syngas – una miscela di monossido di carbonio e idrogeno – che viene poi trasformato in idrocarburi a catena lunga attraverso il processo Fischer-Tropsch. Questi idrocarburi, se ossigenati, producono acidi grassi, che reagiscono con il glicerolo per formare trigliceridi, i principali componenti chimici dei grassi che consumiamo. Per trasformarli in burro, Savor aggiunge acqua, un emulsionante, beta-carotene per il colore e olio di rosmarino per il sapore.

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I vantaggi ambientali e la sostenibilità del burro sintetico

Secondo uno studio pubblicato su Nature Sustainability, l’impronta di carbonio dei prodotti di sintesi è meno della metà rispetto ai loro equivalenti tradizionali, con possibilità di ulteriore riduzione utilizzando energie pulite.

Oltre a diminuire le emissioni, se il processo viene alimentato catturando anidride carbonica dall’atmosfera, l’impatto positivo sul cambiamento climatico sarebbe ancora più significativo. Inoltre, questo approccio ridurrebbe la necessità di terreni agricoli e il disboscamento per colture come l’olio di cocco o di palma, che contribuiscono alla deforestazione.

Nonostante i potenziali benefici, ci sono diverse sfide da superare. Il costo di produzione è ancora elevato e le dinamiche produttive possono ostacolare la diffusione di questi prodotti. Inoltre, vi sono preoccupazioni riguardo agli effetti sulla salute, considerando gli errori passati con i grassi idrogenati. È essenziale garantire che i prodotti sintetici siano sicuri e privi di contaminanti indesiderati.

Il burro sintetico tra le barriere culturali e l’accettazione del consumatore

Un’altra barriera significativa è culturale. La resistenza verso la “chimica” alimentare è radicata nella società, alimentata da narrazioni sui danni causati da alcuni prodotti chimici. Per superare questa resistenza, è necessario un cambiamento nella terminologia e nella percezione dei consumatori. La qualità del sapore e la sicurezza alimentare saranno cruciali per l’accettazione del burro sintetico e di altri alimenti simili.

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Il burro sintetico di Savor potrebbe rivoluzionare il sistema alimentare, fornendo calorie senza richiedere vasti terreni agricoli. Oltre al burro, questa tecnologia potrebbe sostituire ingredienti ad alto impatto ambientale come l’olio di palma e l’olio di cocco. Uno studio pubblicato su Nature suggerisce che i grassi sintetici potrebbero avere meno della metà dell’impronta di carbonio rispetto a quelli prodotti attraverso sistemi agricoli tradizionali.

Sarà un vera rivoluzione alimentare?

In conclusione, il burro sintetico rappresenta un passo audace verso una maggiore sostenibilità alimentare. Sebbene ci siano sfide da superare, la chimica e la tecnologia possono unirsi per creare alternative sostenibili ai prodotti tradizionali. La domanda rimane: saremo pronti ad accettare e consumare questi nuovi alimenti? Solo il tempo e la ricerca ci daranno una risposta definitiva.


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