I contagi da Coronavirus avvengono maggiormente nei luoghi affollati come palestre, ristoranti, bar e alberghi. A rivelarlo è lo studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature a cura degli esperti della Stanford University e della Northwestern University.
Lo studio è stato condotto studiando i dati anonimi di 98 milioni di smartphone nelle più grandi città statunitense come Chicago, New York, Illinois, Pennsylvania e Philadelphia. É stata analizzata la mobilità e le informazioni demografiche, reddituali e ancora epidemiologiche con lo scopo di ricavare statistiche utili a capire la nascita di nuovi focolai.
L’analisi sembra confermare che la maggiore trasmissione di Coronavirus avviene in luoghi dove le persone rimangono per un tempo considerevole e caratterizzati da spazi ristetti. In più, le statistiche rilevano che le infezioni variano anche in base allo stato socioeconomico degli utenti analizzati. Nei quartieri più poveri delle città americane analizzate, si concentrano i tassi più alti perché le persone non hanno la possibilità di lavorare da casa. Di conseguenza si spostano frequentemente e hanno così occasione di visitare più luoghi ed aree.
Contagi: limitare al 20% la presenza nei ristoranti
Per quanto riguarda i ristoranti, lo studio sostiene che limitando la presenza dei clienti al 20% della capienza massima del locale, si potrebbero ridurre i contagi da Covid ad oltre l’80%. Un’ipotesi utile a prevenire il contagio, ma sicuramente una soluzione che aggrava pesantemente il settore della ristorazione che, a questa scelta, preferirebbe abbassare la serranda.
Lo studio, qualora venisse confermato, potrebbe limitare il numero di contagi e contagiati non solo negli Stati Uniti, ma nel mondo.