Italia crolla la produzione alimentare con una riduzione del 4% a ottobre in confronto allo stesso periodo del 2021. Si parla, quindi, di quasi il triplo del totale della produzione industriale. Lo stima un’indagine di Coldiretti sulla base dei dati Istat. I dati sulla produzione industriale alimentare di ottobre hanno registrato un calo del 0,5%, in controtendenza rispetto all’amento generale.
Situazione che preoccupa con l’avvicinarsi del Natale e la corsa alle scorte per i cenoni per i quali “si verificano i valori più elevati di consumi alimentari di tutto l’anno”. Si tratta del risultato delle difficoltà in cui si trovano le famiglie italiane che, spinte dai rincari mettono meno prodotti nel carrello ma è anche il segnale dei problemi della filiera produttiva alle prese con l’esplosione dei costi dell’energia e delle materie prime.” afferma Coldiretti.
Quanto durerà questa situazione? Intanto il crollo della produzione alimentare incide pesantemente sulla spesa
L’inflazione svuota le tavole del 47% delle famiglie italiane. Si tagliano, quindi, le quantità di cibo a causa dei rincari, questo secondo l’indagine Coldiretti/Censis. Considerando la fascia di popolazione a basso reddito, sale al 60% la percentuale di chi taglia la quantità di cibo. Segue chi ha alleggerito il carrello per far quadrare i conti familiari. Ma solo il 37% di italiani preferisce risparmiare sulla qualità (il 46% dei bassi redditi). Tra gli italiani che hanno tagliato le spese, sei su dieci crede che le cose non si sistemeranno prima del 2023.
I prodotti più colpiti sono gli alcolici. Pare che il 44% degli italiani sia stato costretto ad abbandonare vino e liquori. Al secondo posto troviamo i dolci. Anche qui il 44% dei consumatori ha dovuto rinunciarvi, mentre il 38,7% dei cittadini ha tagliato la spesa sui salumi. Scendiamo ulteriormente la “classifica dei cibi tagliati”: al pesce ha rinunciato il 38% e il 37% ha tagliato le spese sulla carne. Il carovita sta portando a tagliare anche gli acquisti di alimenti per bambini: infatti il 31% di italiani comprano meno beni per i più piccoli. I prodotti base della dieta mediterranea, frutta (tagliata del 16% dei consumatori), verdura (dal 12%) e pasta (dall’11%), sono i prodotti a cui quasi nessuno riesce – e può – rinunciare.
Tutta la filiera agroalimentare è sotto pressione
Dall’agricoltura si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio fino al +500% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti. Da Coldiretti si afferma che “gli aumenti riguardano anche l’alimentare con il vetro che costa oltre il 50% in più rispetto allo scorso anno, il 15% il tetrapack, il 35% le etichette, il 45% il cartone, il 60% i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al +70% per la plastica”.
“Bisogna intervenire sui rincari dell’energia che mettono a rischio imprese e famiglie in settori vitali per il Paese” dichiara il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, che continua dicendo che “la filiera agroalimentare vale 580 miliardi di euro, quasi un quarto del Pil nazionale, e vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio”.