Perché bevete acqua in bottiglia e non quella del rubinetto? E poi, tra le diverse marche di acque minerali perché ne preferite una rispetto alle altre? E’ possibile che le vostre scelte siano guidate dalla pubblicità delle aziende che imbottigliano le acque oppure dalle informazioni che trovate navigando in rete. Se è questo il caso, potreste incappare in bufale (fake news) o semplicemente in mezze verità. E allora, come possiamo orientarci?
C1V Edizioni ha recentemente pubblicato il libro: “Frammenti di Chimica – Come smascherare falsi miti e leggende”, scritto da Pellegrino Conte, Professore Ordinario di Chimica Agraria presso l’Università degli Studi di Palermo. Un capitolo del libro in oggetto è intitolato proprio: “L’acqua e le sue proprietà magiche”, ed è un ottimo testo di debunking, in cui – finalmente – la Chimica porta chiarezza.
Cominciamo con la dicitura: “può avere effetti diuretici”, che è del tutto inutile, in quanto tutte le acque hanno effetti diuretici; d’altronde viene espulsa con il sudore o con la diuresi.
Continuiamo con un’affermazione che leggiamo spesso: “acqua indicata per le diete povere di sodio”. Non fatevi ingannare da chi dice di produrla con il minor contenuto di sodio rispetto a tutte le altre, in quanto la normativa consente la dicitura predetta a tutte le acque che abbiano una quantità di sodio inferiore a 20 mg per litro. E ce ne sono molte, e sono tutte ugualmente adatte per gli ipertesi.
A questo punto il Professor Conte prende in considerazione il pH, rilevando innanzitutto che la neutralità non coincide necessariamente con un valore pari a 7, in quanto esso è influenzato dalla temperatura e dalla quantità di sali disciolti nell’acqua. Cosa dobbiamo pensare quindi di quella venduta come “alcalina”? Il nostro (sistema) sangue risponde alle sollecitazioni esterne in modo tale da conservare il pH nell’intervallo 7,35 – 7,45 che è al punto di neutralità, considerate le condizioni fisiologiche del nostro corpo. Di conseguenza non serve a nulla assumere acqua alcalina, perché non c’è alcun ambiente acido da contrastare. Se pensate all’acidificazione collegata ai tumori, si tratta di una conseguenza, non della causa (del tumore).
Il residuo fisso
Che dire del cosiddetto “residuo fisso” ovvero del contenuto totale di sali minerali presenti? Il Prof. Conte ci ricorda che l’acqua “non è una sostanza pura sotto l’aspetto chimico”: occorre riflettere sul ciclo idro-geochimico ed evidenziare che – al passaggio dell’acqua – vi è degradazione delle rocce sia sotto forma di processi chimici che di “sfregamento” (quindi vi è anche un’azione fisica). Oltre alle molecole del tipo H2O, l’acqua contiene molte sostanze che siamo in grado di metabolizzare. E senza quelle sostanze l’acqua sarebbe tossica. Peraltro “l’associazione residuo fisso – calcoli renali è del tutto arbitraria non essendo supportata da alcuna evidenza scientifica” scrive Pellegrino Conte.