Fattorie verticali per un’agricoltura a km 0, è questa la rivoluzione sostenibile che si sta sviluppando in quasi tutta Europa. Entro il 2050, quasi 10 miliardi di persone abiteranno il nostro pianeta e l’80% di queste risiederà nelle città. Abbiamo disperatamente bisogno di soluzioni per affrontare una cruciale domanda: cosa mangeremo quando ci saranno oltre nove miliardi di persone sulla Terra? È un’immensa sfida, e in tutta Europa e in particolare in Italia si sta pensando a una soluzione attraverso le fattorie verticali. Edifici cittadini in cui si riesce a produrre ortaggi senza l’utilizzo del suolo, con pochissima acqua e dalle ottime qualità nutrizionali.
La logica delle fattorie verticali è semplice: produrre più cibo su meno terra. Le fattorie verticali consentono infatti di risparmiare acqua ed energia, ridurre l’inquinamento, e fornire cibo sano. Perché in un ambiente controllato, le colture sono meno soggette ai capricci del clima, delle infestazioni, del ciclo dei nutrienti, della rotazione delle colture, del deflusso delle acque inquinate, dei pesticidi e delle polveri. Un ambiente salutare per coltivare cibo vicino o dentro le città, che può ridurre significativamente quindi anche i costi e le emissioni dovute al trasporto.
Se si coltiva indoor si riesce a controllare tutti i parametri: il clima, la CO2 utile alle piante per crescere, la quantità di acqua. Si può creare insomma l’ambiente perfetto per la crescita delle piante, senza usare pesticidi, perché all’interno non ci sono insetti dannosi, possibili parassiti o contaminanti. Si possono utilizzare i fertilizzanti classici o anche quelli biologici.
Da sempre quando si produce frutta e ortaggi, la luce del sole e il suolo sono ingredienti fondamentali. Se togli questi due input di base, come crescono le piante? Ecco la soluzione: gli ortaggi vengono impilati su più livelli, migliaia di LED a luce blu e rossa li illuminano dall’alto in modo uniforme e l’acqua con i nutrienti scorre a livello delle radici. Con le luci led si ha a disposizione lo stesso spettro di luci che fornisce il sole, ma si può modulare…
Per esempio, oltre la luce blu e la luce rossa che vengono utilizzate normalmente dalle piante in modo efficiente, si può utilizzare anche il rosso lontano, che è normalmente predominante nelle condizioni di ombra, e con questa luce le piante tendono ad allungarsi verso la luce, perché pensano di essere all’ombra, e alla fine si ottiene una maggiore crescita.
E per l’acqua? Ogni pianta si trova in un contenitore a forma di coppetta riempita di torba e cocco sterilizzati, che funge da substrato per la germinazione e lo sviluppo delle radici. Da lì le radici si estendono in vasche poco profonde di acqua ricca di sostanze nutritive. Le piante, quindi, vengono periodicamente irrigate in modo ottimale, in base alle loro esigenze, alla fase di crescita in cui si trovano e senza sprechi. Nell’agricoltura tradizionale per ottenere un chilogrammo di insalata occorrono circa 25 litri d’acqua e per un chilo di pomodoro fresco ci vogliono ben 156 litri! Con questo nuovo metodo si riesce a consumare il 95% in meno di acqua rispetto alle coltivazioni in campo aperto. E non è necessario lavare i prodotti.
Il processo di lavaggio danneggia le foglie e le fa decadere più velocemente, come del resto il freddo per alcune specie. Modulando le luci si possono ottenere piante che abbiano una maggiore durata, resistenza al freddo e un gusto intenso. Per esempio a livello sperimentale è stato possibile ottenere un basilico più forte, che abbia quindi una resistenza maggiore al freddo, con un sapore più intenso grazie all’arricchimento in composti volatili, e con un contenuto in vitamine maggiore.
A Milano è già attivo un laboratorio di ricerca e innovazione sul vertical farming ad opera di Travaglini Spa in collaborazione con il GrowWise City Farming Center di Eindhoven nei Paesi Bassi, che ha l’obiettivo di aprire entro il 2019 una delle più grandi vertical farm al mondo e di fare del capoluogo lombardo una delle capitali dell’agricoltura verticale. Questa produzione contribuirà attivamente al Km0.
Per assicurarsi infatti il più alto valore nutrizionale per gli ortaggi si dovrebbe scegliere la produzione locale, con una raccolta che sia stata fatta al massimo due giorni prima e consumarli nell’arco di una giornata. I vegetali freschi possono perdere fino al 15% del loro contenuto di vitamina C al giorno se vengono conservati a temperatura ambiente. Per esempio i fagiolini, dopo circa 7 giorni dalla raccolta, anche se conservati a 4° perdono più del 70% di vitamina C e questo vale anche per altre vitamine e le sostanze ad azione salutistica come polifenoli, antociani, luteina e beta carotene. L’agricoltura urbana attraverso le fattorie verticali riduce moltissimo i tempi tra raccolta e consumo.
In questo momento, l’agricoltura verticale è ancora un po’ costosa ma la ricerca e gli investimenti continuano ridurre i prezzi. Ma il sapore? Ho assaggiato la rucola prodotta in una fattoria verticale… gusto pungente, croccantezza… niente male veramente!