In occasione della Giornata della Terra che si tiene il 22 aprile, ecco un vademecum con i falsi miti del mangiare “green”, ossia tutte quelle credenze che ci portano a consumare certi alimenti anziché altri perché pensiamo siano più “environmentally friendly”, quando invece la realtà si può rivelare ben diversa. Le pratiche ritenute amiche dell’ambiente sono davvero tali? Scopriamolo insieme!
Preferire diete con forte presenza di vegetali: VERO
Un recente studio europeo ha analizzato l’influenza delle diete europee sulle emissioni di gas serra. Il verdetto è chiaro: il consumo di carne ha gli effetti maggiori sulla produzione di gas serra. Come suggerisce uno studio di WWF e Eco2, per ostacolare il cambiamento climatico, sarebbe meglio scegliere una dieta “flexitariana”, ossia una dieta a base vegetale con l’inclusione occasionale di proteine animali, che prevede:
• Più frutta e verdura
• Meno bevande analcoliche zuccherate
• Meno carne e pesce selvatico
• Più legumi
• Meno cibo trasformato
• Più cereali integrali
• Prodotti etichettati 50%
Diminuire il consumo di carne può effettivamente far bene all’ambiente: è stato calcolato che se tutti gli italiani non mangiassero carne per un solo giorno a settimana, si avrebbe un risparmio totale di 198 mila tonnellate di CO2, pari al consumo elettrico annuo di quasi 105 mila famiglie o a 1,5 miliardi di km in auto. Detto in altre parole, un piatto di carne in meno la settimana avrebbe gli stessi benefici di tre milioni e mezzo di auto in meno sulle strade in un anno.
Evitare gli sprechi di cibo aiutandosi con cibo imbustato e surgelato: VERO
Secondo una ricerca di IXE, gli sprechi domestici rappresentano il 54% del totale di cibo buttato: ben più di quello che va perso nella ristorazione (il 21% del totale), nella distribuzione commerciale (15%), nella trasformazione della materia prima (2%) o nell’agricoltura (8%). Tutti i protagonisti della filiera devono assumersi la propria parte di responsabilità per ridurre il problema dello spreco alimentare. Anche nel quotidiano, preparare porzioni adeguate all’effettivo consumo ed evitare di comprare cibo in quantità eccessive è un passo importante nella catena contro lo spreco alimentare e quindi la salvaguardia del pianeta. A questo proposito, comprare alimenti imbustati che riportano la data di scadenza ben in evidenza è una buona idea per evitare lo spreco di cibo, così come comprare alimenti surgelati, che durano molto più a lungo.
Mangiare km zero: FALSO
Sempre più persone mangiano cibi locali, ossia coltivati a non più di 250 km di distanza. Questa pratica è ritenuta “green” perché aiuta a ridurre le emissioni di gas provenienti dai trasporti. Eppure, questo è un falso mito: se vogliamo calcolare l’impatto ambientale di un prodotto alimentare, infatti, non dobbiamo considerare solo il trasporto, ma il suo intero ciclo produttivo. Come spiega la Fondazione Bonduelle, diverse ricerche dimostrano come alimenti prodotti localmente – ad esempio i pomodori nelle serre – sono in realtà fortemente inquinanti, molto più di altri che vengono importati – ad esempio verdura di stagione importata. Insomma, non sempre i cibi prodotti sul territorio sono più green.
Mangiare cibi stagionali: VERO
Coltivare verdure fuori stagione consuma molta energia poiché spesso sono necessario risorse come acqua, calore e nutrienti. È una buona pratica quindi cercare di selezionare le verdure di stagione, scegliendo le più adatte a seconda di dove si vive e bilanciando le proprie esigenze nutrizionali con le proprie scelte d’acquisto. Ad esempio, nei mesi di aprile maggio e giugno, nell’emisfero Nord, quello in cui è situato l’Italia, le verdure di stagione sono: la lattuga, il radicchio, i piselli, gli spinaci, i finocchi, gli asparagi, ecc…
Mangiare solo cibi freschi: FALSO
I cibi surgelati sono stati spesso demonizzati. Se è vero che congelare il cibo a casa può far incorrere in errori che determinano spesso la perdita di nutrienti, comprare cibo già surgelato fa in realtà bene sia a se stessi sia all’ambiente. Da un lato, potendo contare su date di scadenze molto lunghe, i cibi surgelati aiutano infatti a ridurre drasticamente lo spreco di cibo, dall’altro, assicurano il permanere di tutti i nutrienti che fanno bene al nostro organismo.
Evitare i cibi industriali: FALSO
Spesso si pensa che i cibi industriali inquinino di più rispetto a quelli dei piccoli produttori. Questo non è sempre vero. Infatti, le industrie riescono a rendere più efficienti i processi di raccolta, lavaggio, cottura, ecc. grazie alle economie di scala.
Comprare solo ortaggi non imbustati: FALSO
È facile incorrere nell’errore che gli alimenti non imbustati siano migliori per l’ambiente, ma non è sempre vero. Dagli studi Bonduelle si evince infatti che per lavare e disinfettare ogni confezione di insalata in busta di 100 grammi, si utilizza in media 2,5 litri di acqua. Molto meno di quello che si utilizza a casa propria: il 64% degli italiani – secondo uno studio dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie – effettua infatti 3 o più lavaggi per ogni cespo di insalata. Se si calcola che un lavello da cucina medio ha una capacità di oltre 20 litri d’acqua, è facile capire quanta acqua venga sprecata ogni giorno dalle famiglie italiane, spesso inconsapevolmente. Inoltre, i cibi freschi non riportano la data di scadenza e questo fa incorrere spesso in dimenticanze che sfociano nello spreco di cibo.
Riutilizzare gli avanzi per il compostaggio o nuove ricette: VERO
Utilizzare gli scarti alimentari per il compostaggio è un’ottima idea per non sprecare nulla. Ad esempio, in Bonduelle, persino i gambi di fagiolini sono usati per il compost, per nutrire gli animali o per la metanazione per produrre energia. A casa invece è più facile utilizzare gli avanzi di cibo per nuove ricette come il tortino con bucce di fave fresche oppure S’Aranzada, il dolce tipico sardo che permette di riutilizzare le bucce d’arance, o ancora, la torta salata col risotto avanzato (www.riciblog.it).
Lavare i piatti a mano: FALSO
C’è una vecchia leggenda metropolitana secondo la quale lavare piatti e bicchieri a mano permette di risparmiare rispetto all’uso della lavastoviglie. In realtà non è così e sono i numeri a dimostrarlo: facendo scorrere l’acqua per un quarto d’ora (tempo medio considerato sufficiente), se ne consuma più di 100 litri, mentre un lavaggio in lavastoviglie ne consuma in media 10/15 e può scendere fino a 7 litri nelle lavastoviglie più nuove e se si considerano i cicli brevi. Se non bastasse, lavando i piatti a mano si consuma anche più detersivo, inquinando quindi molto di più.
Fonte: Bonduelle