Il gusto dell’Abruzzo sulla pizza del futuro di Luca Cornacchia

Un team affiatato, prodotti eccellenti del territorio, una regione che spazia dal mare alla montagna con una biodiversità invidiabile, una carta dei vini e delle birre artigianali: tutto questo e molto altro è Fermenta, dove la pizza parla d’Abruzzo e di futuro.

Fermenta: dove il gusto incontra l’innovazione

Luca CornacchiaIl nome è già tutto un programma: Fermenta, che richiama quel processo – la fermentazione – che con il tempo rende tutto più speciale. Al centro di tutto c’è la pizza, realizzata dal giovane e talentuoso pizzaiolo Luca Cornacchia, classe 1986 con un passato di successo da calciatore.

E oltre alla grande tecnica, forse è proprio questo il segreto: il gioco di squadra, quello che faceva con i suoi compagni di calcio, e che ora ripropone qui nel suo locale insieme alla compagna di vita, Giorgia Santuccione, che dirige in maniera egregia la sala, e poi con tutto il resto della brigata. Un gruppo unito e solido, affinato negli anni, costantemente aggiornato e formato per offrire sempre il meglio.

Formazione e passione è il segreto di Luca Cornacchia

Sì, perché una delle parole chiave del progetto Fermenta è “formazione”, che qui fa veramente la differenza. Il servizio in sala e attento e meticoloso, da ristorante, ma senza dimenticare che ci troviamo in una pizzeria.
Dietro, oltre alla continua formazione, c’è tanto team building: nei giorni liberi la squadra ama girare per le aziende del territorio, per conoscere i prodotti da vicino, dalla birra ai formaggi, dai salumi al vino, dagli ortaggi alle farine.

Cornacchia ha frequentato la scuola alberghiera De Cecco a Pescara e già dai 15 anni ha lavorato come extra in una grande pizzeria a Chieti – prima in cucina e poi in pizzeria – in particolare ai condimenti. Lì ha iniziato a sviluppare interesse, capacità e passione verso quel mondo, ma è stato costretto ad abbandonarlo per seguire il calcio, che lo ha portato a giocare a livello professionistico.

Nel 2009 ha rilevato una pizzeria-birreria a Chieti dove ha avviato in contemporanea la carriera di pizzaiolo e quella di imprenditore, carriera che si è evoluta con l’apertura di altri locali, dove la pizza però viaggiava come satellite e non come protagonista.

Pizza contemporanea e tradizione abruzzese sono il marchio di Fermenta

Così Luca Cornacchia e Giorgia decidono di cambiare rotta per seguire la loro passione e costruire un progetto insieme, dove unire finalmente l’amore di Luca per gli impasti e i lievitati e quello di Giorgia per il vino e la sala. Così Fermenta prende vita.

Luca Cornacchia

All’inizio pochissimi hanno creduto nel progetto, perché a Chieti nel 2018 non c’era praticamente nessuno che facesse una pizza contemporanea, con il cornicione a canotto, dall’impasto importante e dai topping ricercati. Loro hanno voluto mettere la pizza al centro di tutto, senza mai rinunciare all’abruzzesità, sempre molto presente nelle materie prime e nel racconto che si fa in sala. Lo stile degli interni richiama quello di una pizzeria tradizionale, con qualche tocco qua e là vintage e moderno, e carte da parati bizzarre che conferiscono al locale colore e vivacità. I coperti sono circa 160 all’interno e 100 nella veranda esterna.

Le pizze iconiche di Luca Cornacchia

“Vogliamo un po’ spostare il baricentro della pizza, toglierla dai luoghi comuni, e raccontare la nostra regione, fatta di prodotti eccellenti per una pizza di livello ma diversa, con il pomodoro Pera d’Abruzzo al posto del San Marzano, o con i nostri latticini di pecora al posto della bufala campana. Non siamo presuntuosi, desideriamo solo esaltare le tradizioni enogastronomiche dell’Abruzzo e far sapere che sono altrettanto interessanti e valide per il mondo della pizza contemporanea. Una sorta di rivoluzione in nome del territorio, dove noi sosteniamo ‘lui’, e ‘lui’ aiuta noi”, racconta il pizzachef.

La pizza è quella che oggi si usa definire contemporanea e la prima regola che si segue è quella della digeribilità: l’impasto è un prefermento con 40% di biga, 60% di farina 0 e 80% di idratazione, che lievita poi circa 48 ore. La sperimentazione e la ricerca non si ferma mai: Luca propone a rotazione diversi tipi di impasti, come il multicereali o quello con i semi di chia.

luca cornacchia

Presenti nel menu anche la pizza al padellino e quella fritta. Per una pizza contemporanea che si rispetti, c’è anche la possibilità di provare un percorso di degustazione, con 3 pizze tonde a spicchi, 1 pizza fritta, 1 padellino, 1 fritto e un drink pairing studiato nel dettaglio per ogni portata (birra o vino).

Tutto, per Luca Cornacchia, richiama le radici, i ricordi, il futuro

La pizza preferita di Luca è la “Quel matto di Luca”: un nome dato simpaticamente e provocatoriamente da Giorgia ad una creazione del marito pizzaiolo che all’inizio non la convinceva molto ma che poi si è rivelata un vero colpo di genio. L’effetto è un po’ quello della ciavarella, una sorta di pappa al pomodoro abruzzese.

Gli ingredienti sono il pomodoro Pera d’Abruzzo stracciato a mano, macerato con menta, timo, cipolla e misticanza. La ciavarella rappresenta per Luca Cornacchia, e un po’ per tutti gli abruzzesi, un ricordo d’infanzia, degli spuntini che si facevano una volta mentre insieme alla famiglia si preparavano le conserve.

Fermenta

La pizza più amata da Giorgia è invece la “Santo Abruzzo”. Il nome non ha bisogno di spiegazioni aggiuntive, diciamo solo che è un’esaltazione pura del territorio attraverso i suoi prodotti: è una pizza croccante al padellino con ventricina vastese, yogurt di pecora ed erborinato di pecora.
Luca e Giorgia selezionano con grande cura e attenzione tutto ciò che entra nel loro locale, e i mantra sono sempre quelli dell’abruzzesità, della stagionalità e del km 0, con lunghi giri per i pascoli, per conoscere i pastori, le pecore e i loro prodotti (formaggi, salumi, ecc…), visite in cantine e in birrifici locali.

Esplorando i sapori dell’Abruzzo, un morso alla volta

Abruzzo per entrambi significa radici e ricordo. Ma anche futuro: il futuro del territorio, delle sue tradizioni enogastronomiche, dei produttori e dei giovani abruzzesi che si impegnano in questo processo di modernizzazione della regione. Sempre nel pieno rispetto del passato.
La carta è importante, di certo non da classica pizzeria. Le birre sono tutte rigorosamente artigianali e in sala è presente un beer sommelier che propone birrifici principalmente abruzzesi. E anche il vino non è da meno: circa 80 etichette, scelte con cura da Giorgia principalmente tra i vitigni autoctoni di piccole realtà della zona.


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