Il marketing della pasta
Come si avvia una attività di ristorazione? Senza marketing è pressoché impossibile.
L’autentica tradizione italiana rappresenta una incredibile opportunità dal punto di vista del marketing applicato a questo business. Infatti, molte volte, gli elementi essenziali di questa disciplina traggono a piene mani dalla storia culinaria italiana, diventando quasi innovazione.
Eat and Learn, storytelling, naming sono termini a volte sconosciuti, ma devono iniziare ad essere incisi nella pietra per non essere dimenticati, dato che rappresentano un metodo per aprire il mercato e posizionarsi correttamente, sia che si tratti di un laboratorio di pasta che di una catena di ristoranti tematici.
Alessandro Deplano e il marketing della pasta fresca italiana
Alessandro Deplano di Gruppo Misto Comunicazione ci guiderà nel marketing della pasta fresca italiana: uno degli argomenti più delicati che un consulente possa essere chiamato a trattare, una vera e propria corsa ad ostacoli, dove le difficoltà sono di volta in volta crescenti e le variabili innumerevoli.
A dispetto del modello ormai consolidato e della globalizzazione, il primo gap da superare è quello degli stereotipi. Sono ormai lontani i tempi di Sbarro e della Little Italy che si adagiava sull’idea preconfezionata della nostra nazione, fatta di tricolori, di pulcinelle e mandolini.
Oggi, per esempio, Barilla accontenta circa 130 milioni di americani. Lo storytelling della pasta italiana è riuscito a scomodare Wim Wenders, ma ancor prima Luzzati con i suoi corti d’animazione e anche il maestro Federico Fellini che non disdegnava di parlare di pasta. Insomma, ora capirete che un giovane pubblicitario si senta quantomeno un po’ pressato.
Creare un nuovo marchio e tracciare il perimetro di marca
Una nuova attività di pasta fresca è sempre una scommessa. I presupposti per fare bene ci sono sempre, visti i numeri espressi dal mercato, ma anche il baratro dell’anonimato e della banalità è sempre in agguato. Costruire un nuovo brand è impresa delicata, che necessita di studio e ricerca. Non solo del segno ma anche storica, sociologica e geografica. Ogni territorio ha la sua percezione delle forme e del colore, e la sua interpretazione del concept.
È importante creare nuovi modelli evitando di snaturare la tradizione della pasta italiana, che suona quasi come un sacrilegio. Bisogna offrire qualche cosa di originale staccandosi dagli stereotipi, giustificandola con la ricerca storica e caricandola, già in fase di lancio, di tutti quei valori che poi faranno la differenza nel corso della vita dell’azienda.
Inoltre, soprattutto allo stato attuale dove delivery e take away rappresentano uno sviluppo imprescindibile del business ristorativo, il packaging merita un capitolo tutto suo. Infatti, il tema è strategico, esattamente come quello delle nostre campagne di settore e cioè rispetto del mood del ristorante, posizionamento aderente al territorio e alla zona di riferimento. Un nostro PdV a Soho (quartiere di Londra) non potrà mai avere lo stesso approccio di uno similare in generale a Londra. Per intenderci.
Il nostro team di sviluppo lavora sempre in simbiosi con il team finance e con quello operativo di allestitori, manager, Landlord e tecnici delle macchine.
Il pack è veicolo di brand e di diffusione del messaggio. Nella maggior parte dei casi. Quindi, altamente sconsigliato:
• Pack White Label (anonimo)
• Materiali non riciclabili (il tema del bio è sempre molto sensibile)
• Scarsa funzionalità
Quale modello di business proporre?
Solitamente il nostro modello è:
• Slow Food e Smart Restaurant di pasta fresca con annesso laboratorio per la produzione
• No Service (con qualche eccezione)
• Digitalizzazione spinta del servizio nella logica dell’automazione dell’attività
• Raggiungimento del BEP in tempi sbalorditivi
Case Study: Opla’la Pasta e Londra
Il Regno Unito è da sempre un luogo di sperimentazione in tutti settori. Non fa eccezione il food. Insieme a New York, Londra è forse la metropoli che offre più soluzioni a tavola.
Il nostro progetto Opla’la Pasta ha richiesto molto impegno e applicazione. Un bellissimo viaggio nella storia delle masserie pugliesi e nelle ceramiche arabe per trovare il segno distintivo. Un lavoro egregio (ci facciamo i complimenti da soli, ma solo perché appassionati senza vergogna) sul menù engineering per scoprire le potenzialità del ristorante a Black Friars e la sua dark kitchen a nord della città. Un mercato segnato dal Covid che rialza la testa e si riscopre ricco di potenzialità. Il viaggio è solo all’inizio ma sembra essere entusiasmante.