La “tempesta” che investe il grano duro
Le pesanti flessioni produttive previste in Canada e negli Stati Uniti, principali Paesi esportatori, durante il 2021. I risultati al di sotto delle iniziali aspettative, sotto il profilo quantitativo, del raccolto comunitario, in generale, e italiano, in particolare. Un livello di scorte internazionali largamente insufficiente a compensare la riduzione dei volumi di produzione. Sono questi i tre principali, seppur non unici, elementi di una “tempesta perfetta” che potrebbe prossimamente verificarsi sul mercato internazionale del grano duro. La preoccupazione è dunque tanta.
Questo è quanto evidenzia Italmopa – Associazione Industriali Mugnai d’Italia, l’Associazione di categoria, aderente a Federalimentare e Confindustria, che rappresenta, in via esclusiva, l’Industria molitoria italiana.
Le dichiarazioni del presidente di Italmopa
“È una situazione i cui sviluppi appaiono ancora imprevedibili”. Inizia così la dichiarazione di Silvio Grassi, presidente di Italmopa. “Il ridimensionamento globale dei volumi produttivi internazionali che possiamo fin da ora confermare – continua – ha già determinato, nelle ultime settimane, un violento incremento, superiore al 25%, delle quotazioni della materia prima che, peraltro, avevano già raggiunto livelli particolarmente elevati. Ulteriori e più precise valutazioni sulla dimensione del calo produttivo potranno tuttavia essere fatte solo nel corso delle prossime settimane, quando saranno concluse le operazioni di trebbiatura del grano duro nel Nord America”.
“In ogni modo – conclude Grassi – se gli attuali rumors concernenti la possibile riduzione del 40% dei raccolti canadesi e statunitensi dovessero malauguratamente trovare conferma, si potrebbe profilare, per l’Industria molitoria, uno scenario, inedito e inquietante. Lo scenario sarebbe caratterizzato, oltre che da una spirale inflazionistica delle quotazioni, da una oggettiva difficoltà dei Molini ad approvvigionarsi, in modo continuativo, di materia prima grano duro. La situazione influirebbe in molto pesante sull’Industria italiana della trasformazione del grano duro e, inevitabilmente, su tutta la filiera”.
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