Secondo il dossier Stop Pesticidi di Legambiente, pubblicato al convegno sull’agricoltura libera da pesticidi, l’ortofrutta italiana è più sicura rispetto a quella estera. Il 3,9% dei campioni esteri risulta irregolare con la presenza di residui nel 33%% dei campioni, contro un 0,5% nazionale con residui pari a 28%.
La ricerca, condotta su quasi 10.000 campioni riporta i dati elaborati nel 2017 dai laboratori pubblici italiani accreditati per il controllo ufficiale dei residui di prodotti fitosanitari negli alimenti e rileva che solo l’1,3% della frutta e verdura in vendita in Italia è fuorilegge a causa dei pesticidi. Ma a preoccupare, sostiene Legambiente, non sono solo i campioni fuorilegge, ma il 34% di campioni regolari che presentano uno o più residui di pesticidi. Una percentuale elevata che si differenza tra monoresiduo e multiresiduo, quest’ultimo più frequente con un 18% rispetto al 15% dei campioni con un solo residuo. Una situazione che può diventare pericolosa, anche se poco regolamentata dalla legislazione europea, perché “interazioni di più e diversi principi attivi tra loro possono provocare effetti additivi o addirittura sinergici a scapito dell’organismo umano”.
La frutta è la categoria con più multiresiduo di pesticidi
Solo il 36% della frutta è privo di residui di pesticidi, mentre il 1,7% dei campioni analizzati è irregolare e oltre il 60% presenta uno o più di un residuo chimico, nonostante sia considerato normale.
Qual è la frutta con più residui rilevata nel campione? Secondo quanto analizzato, contengono multiresidui il 64% delle pere, il 57% delle pesche, il 61% dell’uva e il 54% delle fragole. Per la verdura, invece, la situazione è diversa: il 64% dei campioni risulta senza alcun residuo, ma si riscontrano significative percentuali di irregolarità in prodotti, come il 5% degli ortaggi da fusto, l’8% di peperoni e oltre il 2% dei legumi.
Come riporta Legambiente: “Se lo scorso anno era un campione di foglie di tè verde, di origine cinese, a contenere il più alto numero di residui, ben 21, quest’anno il record è di un campione di peperone di provenienza cinese, con 25 residui di pesticidi. Al secondo posto c’è un campione di pepe, proveniente dal Vietnam, con 12 residui, seguito da una pomacea prodotta in Colombia con 15 residui diversi. In particolare, 14 campioni presentano da 6 a 25 residui contemporaneamente. Di questi uno arriva dalla Grecia e 13 sono di provenienza extra-UE”.
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