Rossi, bianchi, rosè… e orange
Vino orange. Sì, proprio così. Un nettare arancione spento prodotto da uve bianche attraverso la macerazione prolungata. In Giappone, Australia, Francia e Usa è già boom… Mentre in Italia sta crescendo l’interesse in questo momento per questo nuovo colore di vino.
Un nuovo stile: il vino orange
È un nuovo stile di vino: il mosto in fermentazione rimane a lungo in contatto con le bucce dei chicchi, traendo da esse i tannini e il colore arancione dorato con tendenze all’ambra. Il risultato è un vino grezzo, non filtrato, capace di esprimere sentori interessanti che raccontano un lavoro ecosostenibile in vigna, senza alcun uso di pesticidi, e poi nei lieviti in cantina. Quello che viene ormai definito l’epicentro della produzione mondiale racchiude l’area del nord Adriatico, nei territori tra Slovenia, Italia, Croazia e Austria, che si estendono dall’Istria attraverso il Carso e la valle del Vipacco fino al Collio e alla bassa Friulana. Mentre al nord si stanno convergendo all’Orange le aree della Stiria e della Carinzia.
Ma per i produttori, l’Italia è l’ultimo mercato, mentre il primo è il Giappone perché questo gusto aspro e soprattutto il retrogusto toglie untuosità al pesce crudo, risulta un abbinamento perfetto per sushi e sashimi. Piatti quindi di pesce serviti crudi e lievemente più grassi, ma anche selvaggina, agnello e capretto.
Vi sveliamo due curiosità.
La prima. La Francia non produce gli Orange Wines, ma tutti i più grandi chef li stanno introducendo nelle ricche carte dei vini e …il prezzo a volte supera di gran lunga quello dei bianchi.
La seconda. L’origine dei vini Orange pare vada ricercata nell’attuale Georgia, migliaia di anni fa. Qui i vini venivano macerati all’interno dei Kvevri, contenitori di argilla molto simili alle anfore usate oggi. Il colore era, dunque, tendente all’arancione.
Fonte: ansa.it e orangewinefestival.eu