Bollicine, vini, spirits: come le pizzerie ridisegnano i consumi

Federvini traccia il bilancio dell’anno

Il comparto dei vini, spirits e aceti italiani ha mostrato una significativa capacità di adattamento in un contesto economico incerto. Nonostante un PIL italiano in crescita moderata (+0,8%) e una fiducia ancora fragile da parte di consumatori e imprese, i dati dell’Osservatorio Federvini, curato da Nomisma e TradeLab, sottolineano l’importanza strategica di questa filiera per l’economia nazionale. Tuttavia, l’instabilità geopolitica, i costi di produzione elevati e i nuovi dazi cinesi sulle acquaviti rappresentano ostacoli significativi.

Secondo Micaela Pallini, presidente di Federvini, è essenziale investire nella promozione internazionale e nella difesa del settore. Questo approccio, ha affermato, permetterà di garantire crescita e stabilità a lungo termine, rafforzando il ruolo dell’Italia e valorizzando le sue eccellenze sui mercati globali. 

tendenze di consumo

Tendenze di consumo fuori casa: luci e ombre

Il settore out of home ha visto una crescita dell’1,3% a valore, ma una riduzione dell’1,1% nelle visite. Le occasioni serali sono quelle più penalizzate: gli aperitivi hanno registrato un calo dell’1,9% nelle presenze, le cene dello 0,8% (pur segnando un leggero aumento a valore), e i consumi notturni sono diminuiti del 4,4%. Nonostante ciò, le bollicine hanno mantenuto una tendenza positiva, grazie alla loro popolarità negli aperitivi.

Al contrario, vini, cocktail alcolici e spirits lisci hanno subito un calo del 2%, mentre gli amari e i distillati da dopo pasto hanno registrato una flessione del 5%, pur rimanendo popolari nelle pizzerie.

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Le principali sfide del 2024

Tra i problemi più rilevanti si segnalano i costi del packaging, che restano elevati nonostante una lieve flessione rispetto ai picchi recenti. Rispetto al 2021, il vetro ha visto un aumento dei costi del 67%, la carta del 47% e il PET del 24%. Inoltre, le tensioni sui mercati internazionali, unite alla contrazione dei consumi fuori casa, continuano a influire negativamente sul settore.

Nonostante queste difficoltà, l’export si conferma una colonna portante per l’intera filiera. Nei primi otto mesi del 2024, le esportazioni di vini hanno superato i 5 miliardi di euro, con un incremento del 4,7% in valore e del 3,2% in volume rispetto all’anno precedente. Gli spumanti, in particolare, hanno registrato una crescita sostenuta in mercati come Australia, Francia e Stati Uniti. Anche gli spirits hanno ottenuto risultati positivi, con un aumento del 4% in valore, grazie soprattutto alla domanda in Cina, Germania e USA. Il comparto degli aceti ha segnato un balzo in avanti, con esportazioni cresciute del 18,6% in valore e del 15% in volume, trainate dal mercato sudcoreano.

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Andamento del mercato interno

Sul fronte interno, le vendite in Gdo hanno mostrato una lieve crescita a valore ma una contrazione in volume. I vini hanno raggiunto un giro d’affari di 2,1 miliardi di euro (+1,1% a valore), con gli spumanti in evidenza grazie all’incremento delle vendite del Metodo Classico e dello Charmat Secco, trainato dal Prosecco. Anche i vini a marchio IGP hanno registrato risultati positivi, mentre i DOP si sono mantenuti stabili a valore ma hanno perso terreno in volume.

Un futuro da costruire per fortificare le tendenze di consumo 

Il 2024 ha dimostrato come il settore vinicolo e degli spirits italiani sia capace di affrontare difficoltà significative, confermandosi un asset strategico per l’Italia. Tuttavia, per affrontare le sfide globali e continuare a crescere, sarà fondamentale adottare un approccio sistemico che coinvolga tutta la filiera, investendo in innovazione e promozione internazionale. Solo così sarà possibile mantenere il primato italiano e valorizzare le eccellenze che rendono unica questa filiera.


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