Teo Musso è indiscutibilmente considerato il “papà” della birra artigianale in italia. Personaggio assolutamente fuori dagli schemi. Comune denominatore per tutti coloro che hanno una visione e che riescono a trasformare la loro passione in un’entusiasmate storia di successo. “L’enfant terrible” della birra l’abbiamo incontrato in occasione di un incontro riservato a professionisti del settore a tema “pizza gourmet e birra artigianale” organizzata da Raffaele e Francesco Savarise di Euroservice Catering di Vicenza presso il loro laboratorio di formazione.
Teo, c’è un libro che si intitola “La prima sorsata di birra e altri piccoli piaceri”: qual è il ricordo della tua prima sorsata di birra?
Se devo rispondere con trasparenza, la mia prima sorsata non è stata di grande piacere! Quella che ha cambiato la mia vita la devo a mio zio che nel suo frigorifero conservava una grande birra trappista belga, la Chimay Blu. In visita da lui, volendo dissetarmi, ho stappato la bottiglia, ho notato che la birra era scura, quindi “diversa”. Ero abituato a bere birre chiare e mi attendevo qualcosa di simile seppur di colore differente. Quel sorso, pieno di gusto, di aromi intensi e profumi, mi ha sconvolto, mi ha cambiato la vita. Se oggi esiste Baladin, è anche grazie a quella “sorsata”.
L’amore per la birra nasce anche da una ribellione adolescenziale con il papà e con il vino: come si è evoluto negli anni il tuo rapporto con entrambi?
La ribellione era rivolta al contesto famigliare rappresentato dalla durezza contadina di mio padre che ho simbolicamente ricondotto anche al vino. Oggetto di discussione perché avrei dovuto abituarmi a berlo. Amo profondamente i vini italiani che con le loro grandi diversità rappresentano la bellezza di un territorio straordinario. Sono particolarmente legato ai vini di Langa ma io amo i luoghi in cui sono nato e cresciuto. Mio papà, purtroppo, non c’è più da qualche anno.
A parte la fase adolescenziale, siamo stati sempre legati. Con orgoglio posso dire che negli ultimi anni di vita sono riuscito a farmi capire e a fargli capire il frutto del mio lavoro e della mia passione. Per lui ho creato Cantina Baladin dove affino alcune birre molto legate al mondo del vino. In primis la Xyauyù. Un “barley wine” che ricorda il vino Marsala che ho creato per lui. Poi Terre e Lune, birre dedicate al mondo del vino e affinate in botti che hanno contenuto grandi vini bianchi e rossi italiani. Due grandi prodotti della natura che non dovrebbero sentirsi mai in competizione a mio giudizio.
Così come per il vino, ad ogni birra è possibile associare un piatto: qual è l’abbinamento di maggior libidine che hai provato nella tua enorme esperienza?
Ogni volta che bevo una Wayan mangiando un pesce azzurro del Mediterraneo cucinato con semplicità o un piatto con crostacei, mi emoziono. Una sorpresa incredibile me l’ha regalata Christian Meloni Delrio, chef di Casa Baladin quando mi ha proposto Xyauyù abbinata ad una scaloppa di foie gras spadellata. Incredibile!
Ogni storia di successo, è ricca di difficoltà, ostacoli e fallimenti: c’è stato un momento in cui hai pensato di non riuscire a realizzare il tuo progetto?
I momenti sono stati tanti… Ma nella mia filosofia di pensiero, ogni problema può essere trasformato in un’opportunità. Tra tutti ricordo quando, all’inizio, dovevo ingrandire la cantina di fermentazione e l’ho fatto trasformando l’ex pollaio di famiglia. La birra la producevo ancora nel micro-impianto all’interno del pub storico (Le Baladin) di Piozzo e non potevo pensare di trasferirlo altrove.
I funzionari preposti al controllo del pagamento dell’Accisa mi dissero che avrei dovuto mantenere i due luoghi (distanti solo 300 metri) connessi, altrimenti non avrebbero autorizzato la nuova cantina. Dopo un primo momento di crisi, sono andato dal sindaco e l’ho convinto a permettermi di scavare il paese per installare un “birrodotto” che avrebbe unito la sala cotta posizionata nel brewpub all’area di fermentazione del mosto. Una vera follia ma che mi ha permesso di crescere.
Pino Daniele cantò “ogne scarrafone è bell’ a mamma soja”: ma a quale delle tue birre sei più legato?
È una delle domande a cui rispondo con maggiore difficoltà. Amo le mie birre perché ognuna racconta qualcosa di me o della filosofia su cui si basa il pensiero Baladin. Non riesco a citarne solamente una.
Amo profondamente Isaac e Wayan dedicate ai miei primi due figli ma anche a Xyauyù e la Nazionale, la prima birra 100% italiana che racconta tutto il mio percorso di pensiero e il mio amore per l’Italia e che ho sintetizzato in una frase: dalla terra al bicchiere. Baladin è un birrificio agricolo e questa birra ne racconta ogni singola motivazione.
Baladin è una realtà di assoluto riferimento del mondo birra. Oggi Baladin è birra, ma non solo…
Baladin è e rimarrà principalmente birra. Questo è il nostro mondo. Nel corso degli anni abbiamo aperto alcuni locali in Italia che ci hanno permesso di parlare di noi e della birra artigianale italiana. A Bologna abbiamo inaugurato, all’interno di FICO Eataly World, un brewpub con un micro-impianto di produzione dove in futuro creeremo birre assieme ai colleghi per rappresentano l’Italia brassicola e analogamente lo stiamo già facendo occupandoci di distribuire nel beershop collegato al pub, 61 birrifici artigianali con 430 referenze in bottiglia.
Infine, data la mia “irrequietudine”, ho anche creato o contribuito a far nascere alcuni prodotti come le bibite Baladin, tra tutte la Cola, fatta con la noce di cola africana Presidio Slow Food, i “bevi frutta” che ricordano le “spremute di frutta” fatte da mia mamma che però ho aromatizzato con spezie. Tante cose, sono fatto così, ma la birra è il mio modo di esprimermi e attraverso di lei continuerò a parlare con le persone.
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