Che differenza c’è tra trattoria, osteria e bistrot? Nel panorama variegato del fuori casa esistono delle macro differenze tra i ristoranti. E non vengono sempre sottolineate. Se le parole del momento sono format e concept, prima di utilizzarle con competenza è bene specificare che cosa denotano alcuni tipi di attività. Inoltre, queste non solo hanno caratterizzato la storia della ristorazione, attraversato evoluzioni ma generato nuove correnti.
In questo articolo affronteremo un percorso etimologico tra le confuse definizioni del mangiare tradizionale ed economico.
La Trattoria
Lo dice il termine stesso: trattare. Parola da intendersi nel senso di preparare e, in questo contesto, cucinare. “Trattoria” si rifà, inoltre, a trattore ovvero il ristoratore che accoglieva i clienti. Chiarita la sua origine, bisogna specificare le caratteristiche di questo tipo di attività. La tipicità è sicuramente l’aspetto maggiormente evidente, da riscontrare sia nel tipo di cibo con materie prime del territorio, sia negli ambienti. I locali sono, infatti, posti semplici e alla buona rimasti immutati nel tempo. La trattoria è un ristorante popolare, sia per il tipo di target che per la fascia di prezzo mediamente economica. Il quartiere romano Trastevere è un chiaro esempio del radicamento di questo format, frequentato da tu- risti e non che ricercano la veracità e la tradizione ai fornelli.
L’Osteria
Se la trattoria è un luogo molto legato al cucinare e al preparare pietanze, diverso è per l’osteria. Il termine deriva da oste, da estendere al concetto di ospitalità. L’osteria era, in passato, una locanda dove si poteva trovare un alloggio per la notte e si trovava un po’ di vino e il cibo che il proprietario aveva a disposizione: pietanze fredde come formaggi o salumi. La somministrazione di piatti, quindi, non era la prerogativa principale dell’osteria, ma era piuttosto un luogo dove si beveva e il companatico era solo un contorno. Nel tempo l’osteria si evolve e si adatta ai servizi propri della trattoria. Ma a segnare il salto di qualità per questo tipo di locali stata, negli anni ’90, l’uscita della Guida di Slow Food Osterie d’Italia. L’osteria storica viene risemantiz- zata e assume un’accezione più elevata. Se ora il ristorante di tipo popolare è la trattoria, l’osteria è sicuramente meno avvicinabile: basta pensare ad un format come Langosteria, che gioca sul nome stesso, dove lo scontrino medio per persona si aggira intorno agli 80 euro (bevande escluse).
Il Bistrot
L’italianità è da abbandonare quando ci si rifà alla tipologia dei bistrot. Il termine è di origine francese, anche se una leggenda sostiene che si rifaccia al termine russo Bystro che significa veloce, rapido. Questa etimologia si legherebbe
all’occupazione russa della città di Parigi nell’800, quando i soldati si rifugiavano nei locali della città per bere alcolici e chiedevano di fare in fretta per non essere scoperti dai loro superiori. I bistrot erano posti di dimensioni ridotte, dove bere e gustare un piatto e, quindi, si potrebbe dire che è una sorta di versione d’Oltralpe delle osterie italiane incentrate, al principio, sul beverage. Ora, questa tipologia di format, è molto in voga tanto da generare una vera e propria corrente che vede protagonisti anche grandi Chef come Massimo Bottura con La Franceschetta o Niko Romito con Spazio. I bistrot sono locali raffinati, che offrono piatti semplici, puntando su materia prima di qualità, servizio efficiente e ottimi vini in carta.
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