Negli ultimi anni l’enogastronomia è diventata uno dei valori più importanti che determinano la scelta della destinazione dei viaggi. Sono stati fatti molti passi avanti in Italia per quanto riguarda la promozione del turismo enogastronomico.
Quanto ancora c’è da fare per la tutela del Made in Italy in Italia? Quali strategie attuare nel mondo perché l’agroalimentare e la filiera possano essere difese? La parola chiave è squadra e racchiude tutti i protagonisti del settore. Dai produttori, agli chef, ai cuochi che utilizzano il Made in Italy ogni giorno nei loro piatti.
L’attuale situazione geopolitica vede l’alimentare nel mirino delle ritorsioni di Putin. Già nel 2014, a causa dell’embargo, moltissimi prodotti Made in Italy hanno subito una crisi, in risposta alle sanzioni di Europea, Usa e altri Paesi.
Coldiretti lancia l’allarme per quanto riguarda il decreto firmato da Vladimir Putin come reazione alle ultime sanzioni messe in atto per l’invasione dell’Ucraina. Sono vietati, quindi, l’export e l’import di materie prime e prodotti.
Vino, pasta e olio sono ancora nel mercato russo e non sono ancora oggetto dell’embargo. Secondo Coldiretti il vino è infatti tra i prodotti Made in Italy più venduti in Russia, per un valore che si aggira attorno ai 150 milioni di euro. Seguono il caffè (80 milioni di euro), l’olio di oliva (32 milioni di euro) e la pasta (27 milioni di euro).
Quali potrebbero essere i rischi per il Made in Italy?
Il rischio causato dal conflitto è quello che il Made in Italy sparisca dal mercato russo e dalle tavole di Mosca, amplificando gli effetti dell’embargo imposto nel 2014.
A questo, aggiunge Coldiretti, si somma la diffusione in Russia che imitano Made in Italy, ma che sono realizzati in Russia. Ne sono un esempio il parmesan, la mozzarella, la robiola. Ma anche salame Milano e gorgonzola di produzione Svizzera, reggianito di origine brasiliana o argentina. Insomma, quale sarà il futuro dell’agroalimentare?